Codex Alimentarius: Nutrizione globalizzata

Articolo pubblicato sulla rivista "Il Consapevole" n. 17/2008

di Sepp Hasslberger

Negli ultimi 5 anni sono avvenuti grandi cambiamenti nella consapevolezza globale con opinioni forti sulla globalizzazione e sulle strutture di potere delle multinazionali.”
David Korten

Secondo il suo sito ufficiale www.codexalimentarius.net, il Codex Alimentarius fu creato nel 1963 dalla Food and Agricultural Organization (FAO) e l’Organizzazione Mondiale (OMS) con l’intento di sviluppare per il trattamento degli alimenti norme, linee guida e codici di buona pratica sotto un programma congiunto della FAO e dell’OMS. Gli obiettivi di questo programma, sempre secondo il sito, sono la tutela della salute dei consumatori, l’equità del commercio e la coordinazione delle norme per gli alimenti.

Tutto bene a prima vista. Purtroppo le belle parole nascondono una realtà più oscura.

Il Codex Alimentarius è un foro legislativo internazionale sponsorizzato dall’industria che promuove gli interessi delle multinazionali in un mercato globalizzato, piuttosto che la salute dei consumatori o una forma equa di commercio.

Fino a dieci anni fa, pochi avevano sentito parlare del Codex Alimentarius il cui nome latino significa ‘legge alimentare’, se non erano direttamente coinvolti nel noioso lavoro di elaborazione delle norme o nell’adeguamento delle leggi nazionali alle regole Codex, ma poi le cose cambiarono.

Nel 1994, la delegazione tedesca di un comitato relativamente sconosciuto, il Comitato Codex su Nutrizione e Alimenti per Usi Dietetici, propose la bozza di una linea guida per un nuovo tipo di alimenti che negli anni ’80 erano comparsi sui mercati europei e che, ai tedeschi, non sembravano alimenti per niente. Erano tavolette e capsule e contenevano dosaggi di vitamine e minerali che I tedeschi consideravano esaggerati. Queste pillole di vitamine, chiamate complementi alimentari, bioalimenti o integratori alimentari, sembravano medicine alla mente tedesca piuttosto che alimenti salubri come Krauti e Strudel.

La linea guida proposta in seno al Codex mirava alla restrizione dei dosaggi consentiti, cercando di ridurre il tutto alle dosi giornaliere raccomandate (RDA) per ogni sostanza.

Fu ironia della sorte che il concetto dell’RDA, una sorta di minimo indispensabile per ogni nutriente, introdotto nella Germania post-bellica dalle forze di occupazione americane, adesso veniva usato dai tedeschi … per opporre resistenza all’introduzione di integratori di nuova generazione. Il mercato tedesco era molto controllato ma anche molto aperto al mondo farmaceutico. Dopo tutto, i farmaceutici rappresentano, in Germania, un fattore economico non indifferente: i grandi produttori tedeschi di farmaci sono parte integrante dell’economia delle esportazioni, e dello sviluppo miracoloso che l’economia tedesca conobbe dopo la guerra.

Ne consegue che se un alimento slitta nella categoria dei farmaci è principalmente l’industria farmaceutica a trarne benificio.

Per quel che riguarda gli integratori e le vitamine poste sotto la lente del Codex, dobbiamo tenere presente che ne fanno parte anche i tanti preparati vitaminici e di minerali che acquistiamo in erboristeria e che utilizziamo in maniera autonoma (non tramite il consiglio del medico) per il miglioramento della nostra salute.


La globalizzazione

Sebbene gran parte della forza economica si spostò dalla Germania del dopo-guerra agli alleati vittoriosi, specialmente negli Stati Uniti, quando consideriamo il mercato globalizzato, le nazioni non sono gli attori principali. L’industria, dopo decenni di fusioni e acquisizioni della concorrenza, è diventata una forza monolitica. Non fa più parte di una singola nazione e spesso la forza economica di una singola multinazionale supera quella di interi paesi.

Un gruppo di produttori globali resiste il controllo di leggi e governi nazionali, cercando di seguire per la sua strada del profitto riducendo al minimo possibile ogni interferenza ed ogni competizione. Una lobby ben finanziata che prende di mira parlamenti e agenzie di governo lavora sodo per “livellare il campo di gioco” per le multinazionali.

L’industria globale degli alimenti e dei farmaci è innamorata con il Codex. Siccome le sue linee guida spesso servono da base di partenza per l’elaborazione di nuove leggi nazionali, è molto più facile riferirsi al Codex che non convincere ogni singolo paese di cambiare la propria legislazione.

Ufficialmente, l’adeguamento alle regole del Codex è un atto volontario. Però dal 1995, che vide la creazione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), meglio conosciuta con il nome inglese World Trade Organization (WTO), le cose sono cambiate. Qualsiasi paese che non si è adeguato alle norme e che si trova oggetto di una controversia sollevata da un’altro paese rischia di dover pagare pesanti sanzioni. La corte internazionale che decide le controversie commerciali è infatti tenuta a basare le sue decisioni su linee guida internazionali, ove questi esistono. Così in termini pratici, le norme Codex hanno la funzione di legge internazionale.

Additivi chimici, pesticidi e GMO

Il Codex Alimentarius ha più di venti comitati attivi che deliberano su ogni cosa dai mangimi per gli animali ai prodotti della pesca, dalla biotecnologia ai residui di pesticidi consentiti negli alimenti. Non posso che brevemente ricordare questi altri aspetti del Codex, ma giova sapere che essenzialmente stiamo di fronte ad un meccanismo che consente all’industria di farsi le propri leggi a piacere.

Il Codex è un grande promotore di alimenti prodotti con le biotecnologie, meglio conosciuti come alimenti geneticamente modificati o ‘frankenfoods.’ Siccome gli alimenti GMO hanno il sigillo d’approvazione del Codex, è molto difficile per un paese che vuole proteggere la salute dei suoi cittadini di bloccarne l’importazione. Per giustificare le restrizioni, il paese deve affrontare i migliori esperti dell’industria mondiale per portare prove scientifiche della pericolosità di un alimento. L’unione europea, con molta fatica, resiste al Codex sulla questione della modificazione genetica e degli ormoni nella carne.

Possiamo ringraziare a Codex quando troviamo pesticidi e additivi chimici nei nostri alimenti. Gli esperti dell’industria hanno deciso quali livelli di tossine permettere negli alimenti ed è stato Codex a dare carattere ufficiale e permanenza a queste decisioni. Qualsiasi tentativo nazionale di ridurre le tossine o di eliminare la chimica negli alimenti espone il paese al pericolo di sanzioni per violazione dei principi del libero commercio.

Sebbene il Codex abbia un gruppo di lavoro dedicato al problema della resistenza antimicrobiale, non ha proibito l’uso degli antibiotici nel allevamento degli animali. Stiamo affrontando un’emergenza, gli antibiotici perdono la loro efficacia. Sempre nuovi ceppi di batteri sviluppano resistenza agli antibiotici. La causa è conosciuta: la maggior parte degli antibiotici prodotto sono destinati non all’uso medicinale ma all’allevamento di animali da macello e così entrano nella catena alimentare. Codex si dice dispiaciuto ma non proibisce questa pratica.


L’industria e le delegazioni Codex

Come abbiamo visto il Codex è un’agenzia legislativa internazionale, ma le sue procedure non sono per niente democratiche. Di solito le delegazioni nazionali ai vari comitati sono composte da personale ministeriale di medio livello, affiancate da vari esperti dell’industria.

La decisione come votare o quali proposte fare nello specifico viene spesso delegata all’industria.

Molte volte la persona a capo della delegazione non è sufficientemente esperta né ha determinazione di seguire un certo percorso per disattendere i consigli e desideri degli esperti industriali. Le decisioni nei comitati Codex sono consensuali. Quasi mai si vota. Il consenso è l’assenza di un’opposizione sostenuta a una proposta o un testo. Il presidente di ogni comitato può dare la voce ad una delegazione e può chiudere la discussione, negando altri interventi. Questa stessa persona dichiara quando il consenso è raggiunto e decide quando passare al prossimo punto dell’agenda.

In conseguenza, il testo elaborato lascia molte delegazioni insoddisfatte perché le loro proposte non furono accettate e la loro opposizione non riceve l’attenzione che dovrebbe. In questo senso, il Codex non ha alcun senso di democrazia. Lavora al di fuori delle procedure legislative nazionali e può perfino ignorare o sorpassare dagli interventi diretti di delegazioni nazionali. La presenza di ONG (organizzazioni non governative) che rappresentano certi interessi dà una parvenza di democrazia, ma la loro voce è senza alcun potere. Le ONG non votano e la loro opinione non conta quando si decide se è stato raggiunto o meno un consenso.


Integratori alimentari

Ci è voluto un intero decennio, dal 1994 al 2004, per elaborare il testo sugli integratori alimentari. La conferma finale arrivò l’anno dopo in una riunione plenaria della Commissione Codex a Roma. La linea guida fu accettata ufficialmente il 4 Luglio del 2005. Il vincitore della prima manche è la Germania, ovvero la sua industria farmaceutica. Sebbene la proposta era del 1994, solo dopo il passaggio di una legge europea, la direttiva sugli integratori alimentari del 2002, era possibile unire le forze per far approvare il testo contro la continua resistenza della delegazione USA. Dopo il passaggio della direttiva europea tutti gli stati membri europei hanno dovuto dare sostegno ad un’unica voce, che rispecchiasse il nuovo testo della legge europea.

La linea guida sugli integratori finalmente è passata, attraverso la pressione esercitata da tutti e quindici Stati membri dell’Unione; con il sostegno di Rolf Grossklaus, presidente tedesco del Comitato Codex e Basil Mathioudakis, funzionario nel direttorato consumatori e salute della Commissione Europea.


Seconda manche

La vittoria dei tedeschi nel giorno americano dell’indipendenza del 2005 era soddisfacente, ma non era una disfatta dell’industria USA. Il testo approvato non ha denti: ancora mancano livelli di dosaggio definitivi ai quali limitare gli integratori. Non è stato possibile stabilire limiti, però c’è stato un accordo rispetto al prosieguo della valutazione scientifica dei rischi di certi dosaggi di nutrienti.

E’ vero che su alcuni nutrienti bisogna stare attenti alle dosi, ma è altrettanto vero che gli integratori di vitamine e minerali sul mercato oggi non presentano problemi di sorta. Questi nutrienti sono più sicuri addirittura degli alimenti comuni e nelle statistiche delle cause di morte neanche compaiono. Ciononostante, il processo di valutazione dei rischi che dovrà definire livelli massimi consentiti per vitamine e minerali, è molto simile al processo di valutazione delle tossine chimiche.

Ricordiamoci che non ci sono effetti positive sulla salute delle tossine chimiche e quindi ogni effetto avverso è importante. Invece i nutrienti sono indispensabili per la vita: ogni valutazione di un possibile lontano rischio deve perlomeno tenere conto dei tanti benefici apportati da vitamine e integratori. E’ su questo punto che vertono le discussioni attuali: trovare un dosaggio limite per ogni nutriente che renderà illegali, e perciò non più disponibili, dosaggi più alti.

Trasparenza e scienza onesta

Gli integratori sono diventati oggetto di un gioco politico. Ci sono i paesi restrittivi quali la Germania e la Francia, la Grecia, la Danimarca la Norvegia e altri che invece sono più aperti quali gli Stati Uniti, l’Inghilterra, il Sudafrica, la Svezia e l’Olanda. Il problema in discussione sembra essere “la mia industria è migliore della tua” invece che “troviamo la strada per migliorare la salute umana”.

Credo che sia necessario portare trasparenza e onestà scientifica in questo processo. Finché la scienza sarà subordinata all’industria e le ricerche possono essere ‘aggiustate’ per soddisfare i desideri dell’industria, finché il buon profitto delle industrie determinerà le norme internazionali, finché un gruppo di multinazionali potrà dirci che cosa mangiare e che cosa no, saranno tempi molto duri per tutti noi.

Abbiamo bisogno di scienziati indipendenti e di una procedura più equilibrata per formulare le norme internazionali.

Abbiamo bisogno di una profonda riforma del Codex!

Sepp Hasslberger

www.newmediaexplorer.org/sepp/

Articolo pubblicato sulla rivista "Il Consapevole" n. 17/2008

Nota:

La maggior parte delle informazioni in questo articolo è basata sulla mia esperienza personale. Le opinioni espresse sono maturati durante più di un decennio di partecipazione in numerose riunioni di gruppi industriali, NGO e comitati Codex. Questo articolo, scritto in inglese, fu ultimato l’8 Agosto 2008, e la traduzione, fatta per la rivista Consapevole risale al 14 Agosto. Lo scritto è nel pubblico dominio, può essere ripubblicato intero o in parte, e può essere rielaborato per far parte di un nuovo articolo.

Siti web sul Codex:
Sito ufficiale Codex Alimentarius: www.codexalimentarius.net
National Health Federation (in inglese): www.thenhf.com/codex.html
American Holistic Health Association (inglese): http://ahha.org/codex.htm
La Leva di Archimede: http://www.laleva.org/it/legislazione/leg_internazionale.html
Sepp Hasslberger
www.newmediaexplorer.org/sepp

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