VIA I TELESCOPI DAL MONTE SACRO DEGLI APACHE


Mount Graham, con i suoi 3200 metri circa, è una delle cime più alte dell'Arizona e si trova non lontano da Phoenix e Tucson. Da un punto di vista biologico e geologico ha una grande importanza perché rappresenta l'ultimo esempio rimasto nella zona dell'habitat ecologico esistente nell'ultima glaciazione. Mount Graham, però, non è solo un meraviglioso posto incontaminato: è anche e soprattutto il massimo luogo sacro del popolo Apache.
E' una montagna unica nel suo genere, perché pur trovandosi in una zona desertica conserva una flora particolarmente rara, che va dalla vegetazione desertica alla foresta boreale. Da tempo immemorabile Mount Graham ha una funzione di centralità nella cultura Apache. Gli Apache conservano 32 canti di vita, dati dal Creatore agli Antenati; 16 di questi canti contengono riferimenti diretti al monte Graham, che nella lingua Apache si chiama Dzill Nchaa Si An (la grande montagna seduta). Mount Graham è la casa del messaggero spirituale del passato, Ga'an. Ga'an è lo spirito che dimora nel monte Graham, conosciuto oggi come il danzatore spirituale della montagna, da cui il Popolo Apache, sin dai tempi dei loro Antenati e fino alla generazione moderna, dipende per le cerimonie e per la sopravvivenza della sua cultura. Il monte Graham faceva parte della riserva San Carlos fino al 1873. Anche dopo la scorporazione dalla riserva (dovuta alla progressiva restrizione dei suoi confini), Mount Graham ha continuato a rappresentare il massimo luogo sacro degli Apache, che hanno continuato fino a pochi anni fa a svolgere i loro riti e le loro preghiere in gran rispetto per la natura nei siti più incontaminati del monte, dove si trovano le sorgenti sacre necessarie per le loro cerimonie. Ma questo luogo sacro è stato portato via due volte agli Apache, la prima quando è stato estromesso dalla riserva, la seconda nel 1990, quando sono iniziati i lavori di costruzioni dell'Osservatorio astronomico che ha distrutto la parte più sacra del sito ed ha estromesso l'accesso agli Apache.
Nel 1982 fu prescelto su proposta dell'Institute Smithsonian, come sito ideale per la realizzazione di un enorme complesso di 7 osservatori astronomici a carattere internazionale che vede collaborare insieme l'Università dell'Arizona, la specola Vaticana, il governo italiano e l'Istituto Arcetri di Firenze.
Tutto ebbe inizio con un palese inganno: l'Università dell'Arizona mandò una lettera con la richiesta di approvazione al progetto agli Apache, lettera che non arrivò mai ma fu ritrovata un anno e mezzo dopo, in un cassetto di un ufficio del BIA (Bureaux of Indian Affairs). Non ricevendo risposta, l'Università dell'Arizona si sentì autorizzata ad iniziare i lavori.Il progetto prevede la costruzione di sette telescopi su questa montagna sacra. Questo sviluppo totalmente illecito è stato contestato dagli Apache sin da quando essi sono venuti a conoscenza del progetto, circa quattordici anni fa. Due telescopi sono già stati costruiti, l' ultimo a entrare in funzione è l' LBT (Large Binocular Telescope). I circa 4 ettari destinati ai primi 3 osservatori sono situati su una delle cime principali, nella zona al di sopra dei 3.000 metri, sostanzialmente incontaminata prima dei lavori per i telescopi.
Nell’ottobre 1988 il Congresso U.S.A. (senza un dibattito pubblico, obbligatorio per legge) approva il progetto per la costruzione dei telescopi, denominato ironicamente «Columbus» autorizzando un’esplicita eccezione alle leggi ambientali (National Environmental Policy Act, «Legge nazionale per le politiche ambientali», 1969; Endangered Species Act, «Legge per le specie minacciate», 1973). Questa eccezione costa all’Università un milione di dollari per tre mesi di pressioni di lobby a Washington. Alla fine dell’89 inizia il disboscamento per la costruzione di una seconda strada (ne esisteva già una) per raggiungere la vetta della montagna. Oltre 1000 alberi secolari vengono abbattuti, e intanto il numero di scoiattoli rossi del monte Graham (una specie dichiarata scomparsa nel 1968 ma «riscoperta» sul massiccio montuoso quattro anni dopo) diminuisce fino ad un centinaio; la loro sopravvivenza dipende interamente dalle pigne delle grandi conifere che vengono abbattute. Nel frattempo coloro che di fronte agli interessi di portafoglio mettono la ragione non stanno certo a guardare.
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Si costituiscono l’Apache Survival Coalition («Coalizione per la sopravvivenza Apache», formata da nativi) e la Mount Graham Coalition, associazione ambientalista per la difesa della Montagna Sacra. Entrambi i gruppi denunciano nei tribunali le continue violazioni delle leggi americane da parte dell’U.A. e dei suoi partner, che intanto abbandonano via via il progetto, divenuto oramai negativo dal punto di vista dell’immagine. Oltre 20 atenei affiliati alla National Optical Astronomy Observatories (N.O.A.O.) abbandonano il progetto dopo che la N.O.A.O. stessa indica altri siti possibili per il telescopio, tra i quali uno in Cile e l’altro a Mauna Kea, nelle Hawaii. Le Università del Texas, del Michigan, di Chicago, di Toronto, di Pittsburgh, la Ohio State University escono dal progetto dopo le forti proteste studentesche. Anche la Smithsonian Institution e la prestigiosa Università Harvard abbandonano l’impresa. Dopo l’abbandono di tutti i partner statunitensi, rimangono ora soltanto quelli europei: il Max Planck Institut (Germania) ha già realizzato il proprio telescopio, il primo dei tre. Il 2 ottobre 1990 i bulldozer della Specola Vaticana, emanazione scientifica della Santa Sede, hanno fatto scempio di uno dei luoghi più sacri al popolo Apache, abbattendo numerosi alberi e costruendo in pochi mesi il proprio telescopio a tecnologia avanzata (il secondo, detto V.A.T.T.) contraddendo le scuse di facciata di Giovanni Paolo II, sui crimini commessi dal Cattolicesimo verso le altre culture. (Sarà forse questo precedente che spiega il gran rifiuto di Ratzinger per la Scienza?). Il terzo osservatorio, quello dell’U.A. e dell’Osservatorio Astrofisico di Arcetri (Firenze), dovrebbe contenere il più grande telescopio dell’emisfero Nord. Per costruirlo, il 7 dicembre 1993 l’U.A. ha tagliato, con un blitz notturno, 250 alberi secolari per quasi un ettaro di foresta vergine in un’area situata 1 km ad Est del sito concesso, su Emerald Peak. Ciò è stato fatto principalmente per cercare di invalidare la causa legale intentata dagli oppositori per le evidenti violazioni della legge (ponendoli cioè di fronte al fatto compiuto), oltre che per il fatto che il lato Est di Emerald Peak presenterebbe minori turbolenze dell’aria permettendo così una migliore visibilità. Proprio questo terzo telescopio, insieme agli altri due già esistenti, è oggi al centro di un’aspra battaglia senza esclusioni di colpi, negli U.S.A. come in Italia. Apache e ambientalisti si battono contro l’U.A. e i suoi partner europei, tra i quali figurano anche una ditta milanese con una commessa miliardaria, la BCV Progetti, e due ditte di Lecco. Il governo italiano non ha mancato di contribuire, chiaramente dalla parte del più forte e magari per rilanciare il made in Italy all’estero, stanziando 25 miliardi di finanziamento all’Osservatorio di Arcetri tramite il ministero per l’Università e la Ricerca Scientifica.
Nel luglio ’94 il giudice federale Marquez bloccò i lavori per la costruzione del telescopio, ordinando nuove verifiche di impatto ambientale dopo il taglio illegale di alberi fuori della zona autorizzata. La decisione è stata confermata in appello qualche mese dopo da un altro magistrato federale, il giudice Alarcon. Tale sentenza si occupa però soltanto degli aspetti ambientali, senza tenere conto di quelli culturali e religiosi, in teoria assicurati dalla mai completamente applicata «Legge per la libertà religiosa dei nativi americani» del 1978 (Native American Religious Freedom Act), la quale dovrebbe consentire agli indiani illimitato accesso ai luoghi sacri (cosa evidentemente impossibile sul monte Graham, sulle cui vette è stato proibito l’accesso, e in moltissimi altri siti). In un recente saggio intitolato Sacred Lands and Religious Freedom («Terre sacre e libertà religiosa»), l’avvocato Lakota Vine Deloria jr, docente di Studi indiani americani all’Università di Boulder, in Colorado, ha messo in luce con l’amara ironia che lo contraddistingue quanto il sistema legislativo statunitense solo teoricamente protegga la facoltà dei nativi di accedere alle ultime terre sacre ancestrali (oggi trasformate quasi tutte in parchi nazionali), mentre nei fatti tale possibilità venga sacrificata sull’altare dell’onnipresente profitto economico.
Il progetto ha incontrato due tipi di opposizione: una di carattere ecologico per le conseguenze che provocherebbe sull'habitat naturale, e l'altra di carattere religioso perché minaccia di distruggere la parte più sacra della montagna degli Apache.
Mentre la burocrazia legislativa e gli interessi commerciali sono riusciti anche attraverso l'arma della corruzione e dell'intimidazione a scavalcare le rivendicazioni ambientalistiche, gli Apache hanno cercato di difendere a denti stretti il loro posto sacro, dando vita a varie organizzazioni tra le quali la più attiva è l'Apache Survival Coalition che ha sede in Tucson. Molti enti hanno desistito adducendo la scarsa visibilità e accettando le proteste degli Apache. Altri sponsor hanno continuato la costruzione, come l'Osservatorio gestito dallo Stato del Vaticano, il quale ha affermato che non ci sono motivi per ritenere sacro il luogo e quindi i nativi non sono autorizzati a protestare.
Mount Graham ha un valore particolare per questo popolo perché qui i Medicine Men, gli sciamani del luogo, trovano le acque e le erbe per curare la propria gente. Come spiega Franklin Stanley, un medicine-man Apache, "il Grande Spirito" manda lo Spirito della montagna alla loro gente attraverso Dzil nchaa si àn (la Grande Montagna Seduta, nel nome originario Apache), per insegnare loro particolari canti spirituali che li aiutano ad acquisire il potere per diventare "medicine men".


In particolare sulla cima si svolgono delle danze rituali collettive guidate dai "Crown Dancer" che simboleggiano ed incarnano gli spiriti della montagna. Per il popolo Apache Mount Graham costituisce il richiamo spirituale, l'ispirazione mistica che coglie colui che sa porsi in ascolto dei segni che l'esistenza attraverso la montagna gli invia. E' comprensibile la rabbia con la quale gli Apache continuano a difendere con i denti l'ultima cosa che è rimasta loro, il senso sacro, dopo che "l'uomo bianco" ha sottratto loro ogni altra cosa, comprese le loro tradizioni.
Recentemente, un incendio di vaste proporzioni ha inflitto alla Montagna Sacra un'ennesima violenza, distruggendo le piante secolari e le specie in via di estinzione che vi dimorano. Questo evento potrebbe aver causato dei danni all'Osservatorio, con la conseguenza che saranno destinate ingenti somme di denaro alle riparazioni dei telescopi anzichè alla Montagna Sacra.
Gli Apache dal 1990 lottano con tutte le loro forze per riavere la loro montagna sacra. A loro si sono uniti movimenti da tutto il mondo, enti e organizzazioni politiche, religiose e laiche sia americane che europee, nonché la maggior parte delle Tribù indiane. Il Consiglio Tribale degli Apache San Carlos ha emesso 5 Risoluzioni ufficiali in opposizione all'Osservatorio ed ha incaricato Ola Cassadore di farsi promotrice, come portavoce del Consiglio Tribale, della protesta degli Apache nel mondo.
A tutt’oggi nonostante le proteste e la fiera opposizione degli indiani la costruzione dei telescopi è andata avanti e pochi giorni fa è entrato in funzione il telescopio (Lbt): spesi 120 milioni di dollari!!!
Lottare per Mount Graham non significa voler contrastare il progresso scientifico, ma bensì lottare per i diritti morali di tutti i Popoli nativi, tutti quei Popoli che sembrano destinati all'invisibilità, in quanto hanno una loro identità culturale e spirituale che ha molto da insegnare alle culture "storiche".
I nativi Apache, come tanti altri Popoli naturali del pianeta, sono spogliati dei loro più elementari diritti e la loro accorata protesta è ignorata e, come è avvenuto già in passato, gli interessi in gioco alimentano la mistificazione e l'equivoco per togliere forza alla loro stessa protesta mostrandola addirittura come un ostacolo alla scienza.
E' emblematico il fatto che il Vaticano, in proposito dei lavori che ha avviato su Mount Graham, abbia dichiarato che continuerà ad operare nel progetto poiché ritiene che il luogo non abbia caratteristiche di sacralità (sacralità! e il telescopio LUCIFER del vaticano?!!,) secondo la dichiarazione fatta a Castel Gandolfo il 25 maggio 1992 da padre George Coyne, direttore della Specola Vaticana.
E' inaudito che l'Università dell'Arizona abbia addirittura denunciato le credenze religiose dei popoli indiani d'America in tribunale (The Independent Native Journal - maggio 2001), appellandosi alla tesi secondo cui la libertà di religione non esiste per gli indiani. 

Commenti

Alba Kan ha detto…
Bellissimo questo articolo!

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