Un bel gesto
Un’intenzione lodevole, quella del premier. Niente da dire. Anche perchè questa generazione di lavoratori nata nel segno della sfiga (cioè con la legge Treu; targata centrosinistra) e cresciuta sotto la stella della jella (ovvero la legge Biagi; centrodestra) finora non ha trovato nessun santo in paradiso (ossia nè a destra, nè a sinistra, nè al centro). E - dovesse perdere il posto in massa sotto il peso della recessione - non avrebbe diritto a nulla. Nè cassaintegrazione. Nè sussidio di disoccupazione. Nada de nada. Peccato solo che il multimilionario Cavaliere di Arcore - 139 milioni di euro denunciati al fisco, nel solo anno solare 2006 - complice forse il caldo dei deserti del medioriente e quello dei riflettori Rai, abbia dimenticato che il suo governo ha appunto - già - fatto “qualcosa” per questi suoi concittadini più poverazzi. E che il problema - semmai - è il come l’ha fatto.
Il pacchetto anticrisi - messo a punto non più di dieci giorni fa dai fidi Tremonti (ministro delle Finanze) e Sacconi (ministro del Welfare) - infatti parla chiaro. E dice che per i prossimi 3 anni - ma in via “sperimentale” - ci sarà qualche soldino anche per i lavoratori disoccupati di serie “B”. In particolare per i lavoratori a progetto. Ma solo per quelli che - e se state leggendo a voce alta, qui vi conviene riempire di fiato i polmoni - “operino in regime di monocommittenza”; che “abbiano conseguito l’anno precedente un reddito superiore a 5.000 euro e pari o inferiore al minimale di reddito di cui all’articolo 1, comma 3, della legge 2 agosto 1990, n. 233″; che “siano stati accreditati presso la predetta gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, un numero di mensilità non inferiore a tre”; e infine e soprattutto: che “svolgano nell’anno di riferimento l’attività in zone dichiarate in stato di crisi ovvero in settori dichiarati in crisi”. Dirà qualcuno: e che vor dì? Vor dì che è come se il governo avesse deciso di varare un provvedimento a favore del gentil sesso. Ma non proprio per tutto il gentil sesso. Solo per le donne bionde. Alte. E con gli occhi rigorosamente azzurri. E poi: che di nome facciano Veronica. E di cognome Lario. Ma soprattutto; che siano state sposate solo una volta; possibilmente con un marito di nome Silvio, che abbia almeno un villone ad Arcore. Come a dire: e il cerchio, tante volte, si stringe. Anzi: pure troppo.
Ma le parole - si sa - volano. E quindi forse è meglio tradurre tutto in numeri. Come hanno fatto gli economisti del sito de “LaVoce.info”. Che - armati di pallottoliere e di tanta buona volontà - hanno calcolato che i beneficiari di questa norma in stile Azzeccagarbugli sono un po’ come i fortunati vincitori del Lotto. Cioè pochissimi. I “collaboratori continuativi” che - come vuole la norma - lavorano per un solo “padrone” e hanno il reddito “giusto” infatti sono solo 125mila. Ma da questa cifra bisogna togliere i co.co.co (che dal pacchetto anticrisi non prenderanno una lira, o meglio un euro bucato). E quindi ne rimangono 69mila. Ma da questa cifra bisogna togliere ancora quelli che non “svolgano l’attività” in “zone” o “settori” che secondo il governo non siano in crisi. E quindi - visto che con tutta probabilità il Berlusconi IV dichiarerà la crisi solo nel Mezzogiorno - ne resterano ben 10mila. Che - però - in base al pacchetto anticrisi non avranno diritto a una normale cassa integrazione. Ma al 10% del redditto incassato l’anno prima. Cioè - e totale totale - tra i 500 e i 1.050 euro. Ma all’anno.
Una mancetta tra i 500 e i 1.000 euro a sole 10mila persone? Sì, avete capito bene. E’ proprio così. Il governo si è già attivato per i precari. Ma con una cifra ridicola. Che, per carità, sa tanto di “bel gesto”. Ma solleva anche un dubbio grande come una casa. Perchè vabbè la fiducia e l’ottimismo. Ma - con 4 milioni di precari; 400mila posti a rischio solo a dicembre; e la crisi economica peggiore del dopoguerra alle porte - come fa il governo dello smemorato Cavaliere di Arcore ad avere ancora voglia di scherzare?
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