Acqua In Bottiglia. Cosa beviamo?

Effetti Sulla Salute, Limiti Di legge Ed Impatto Ambientale Dell'Acqua In Bottiglia

Post n°97 pubblicato il 07 Marzo 2012 da kookkai
Tutti sappiamo che la plastica è un derivato del petrolio e l'aver trovato largo impiego nell'industria alimentare non significa che non sia priva di rischi. La plastica, soprattutto se esposta a sorgenti di calore, tende a rilasciare sostanze tossiche, in particolare estrogeni artificiali che mettono a rischio il fegato che cerca di espellerle e il sistema endocrino. Una ricerca statunitense del 2007 pubblicata da 38 scienziati sul Journal Reproductive Toxicology evidenzia come le piccolissime quantità di queste sostanze rilasciate dalle bottiglie di plastica nell'acqua siano sufficienti a causare danni alla salute come obesità, diabete e cancro. Il maggiore responsabile di tutto ciò sarebbe il bisfenolo A (BPA).
Questa sostanza molto tossica, non presente in natura, tende ad accumularsi nell'organismo e viene rilasciata dai contenitori di plastica passando quindi nel contenuto. La ricerca ha evidenziato inoltre come i livelli di BPA rilevati nelle persone esaminate siano superiori a quelli sufficienti per causare gravi danni negli animali.
A questo aggiungiamo l'impatto ambientale che creiamo consumando acqua in bottiglia. Per produrre 1 Kg (circa 25 bottiglie da 1,5 litri) di PET (polietilene tereftalato) vengono utilizzati solo per la produzione 2 Kg di petrolio e 17,5 litri di acqua, con immissione nell'atmosfera di:
- 40 g di idrocarburi
- 25 g di ossidi di zolfo
- 20 g di ossidi di azoto
- 18 g di monossido di carbonio
- 2,3 Kg di anidride carbonica
(Fonte: Paul Mc Rande, The green guide, in State of the world 2004, Edizioni Ambiente, Milano 2004, pagg. 136-137).

Il trasporto dell'acqua nella rete di distribuzione poi aggiunge il non trascurabile consumo di carburante da parte degli autotrasportatori. Si calcola che il consumo di 1 litro di acqua al giorno a persona per una anno faccia bruciare mediamente 5 litri di gasolio, ai quali vanno poi aggiunti i costi per lo smaltimento che spesso significa discarica o inceneritore.
Questo è incredibile se pensiamo che i costi annui di queste grandi marche per le concessioni di estrazione dell'acqua sono dell'ordine di appena qualche migliaio di euro, con appena qualche decina di lavoratori nel totale, per cui oneri nulle e socialità zero. In pratica il consumatore non paga l'acqua per bere ma semplicemente il costo di produzione della bottiglia, il trasporto e soprattutto il guadagno delle aziende del quale molto viene investito in pubblicità. In definitiva un mostro ambientale e mangia soldi che deve essere assolutamente fermato, soprattutto alla luce del fatto che non vi è nessun vantaggio rispetto all'uso dell'acqua di rubinetto, o per lo meno irrilevante. Anzi, semmai è proprio il contrario. In Italia ad esempio le acque minerali secondo la legislazione ritenute non potabili, non sono soggette agli stessi limiti di legge delle acque del rubinetto sulla presenza di sostanze dannose alla salute, e per alcuni di questi elementi addirittura non viene fissato un limite massimo. Vediamo sotto gli effetti di alcuni minerali e metalli che possiamo trovare nell'acqua.
- Arsenico (molto cancerogeno, si accumula nell'organismo).
- Boro (colpisce soprattutto l'apparato riproduttivo maschile)
- Manganese (essenziale per la sopravvivenza umana ma in alte concentrazioni ha effetti tossici sulle vie respiratorie, sul cervello e sull'apparato riproduttivo maschile)
- Alluminio (fattore di rischio per la comparsa e la progressione del morbo di Alzheimer)

- Berillio (velenoso e cancerogeno)
- Fluoro (può provocare fluorosi dentale e fluorosi scheletrica)
- Uranio (radioattivo)
- Vanadio (causa bronchiti e broncopolmoniti)
Sono moltissime le acque minerali in cui alcuni elementi qui riportati superano di gran lunga il limite massimo fissato per legge per l'acqua potabile di rubinetto.
Fra il 2008 e il 2010, un gruppo di ricercatori italiani (Benedetto de Vivo, Annamaria Lima, Stefano Albanese, Lucia Giaccio dell'Università Federico II di Napoli, Domenico Cicchella dell'Università degli Studi del Sannio di Benevento, Enrico Dinelli dell'Università di Bologna, Paolo Valera dell'Università di Cagliari) hanno partecipato a un progetto dell'Unione Europea mirante a conoscere lo stato delle acque sotterranee di tutta Europa. I ricercatori hanno analizzato chimicamente 158 marche di acque minerali italiane fra le più diffuse. Le ricerche sono poi confluite nel grande Atlante Europeo delle Acque Minerali (Geochemistry of European Bottled Water) presentato dell'EuroGeoSurveys, che ha tracciato i profili chimici delle acque minerali di 38 diversi paesi europei.
Qui è possibile vedere sia i limiti fissati per legge (tabella limiti di legge) 
http://www.silentevolution.net/docs/tabella_limiti_concentrazioni.pdf
in Italia che i risultati di questa ricerca (tabella acque minerali)  
http://www.silentevolution.net/docs/analisi_acque_minerali.pdf
, i risultati sono a dir poco impressionanti.
Chiaramente si nota come la pubblicità martellante sugli effetti benefici di queste acque sia totalmente infondata sia per colpa della plastica che rilascia sostanze tossiche sia anche per la presenza di sostanze nocive nell'acqua stessa. A questo aggiungiamo l'impatto ambientale enorme dovuto alla produzione ed allo smaltimento della plastica e dovremmo arrivare subito alla conclusione che, a meno di situazioni particolari, bere l'acqua di rubinetto è certamente più salutare e meno costoso.
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