L'utilità "dimenticata" della febbre.
Questo post lo dedico ad Antonio "Io so tutto!".
"La febbre fa parte del sistema di difesa del nostro organismo, non è una malattia", e questa non è una mia teoria!...
Articolo di
Jacques R. Gesret
Ricerca fondamentale sulle patologie del sistema immunitario
Insegnamento superiore privato, formazione di terapisti
Lavori consultabili :
Biblioteca dell’Accademia Nazionale di Medicina, Parigi
Biblioteca Nazionale di Parigi ; Biblioteca di Bordeaux
L'utilità della febbre.
Tutte le ricerche attuali sono orientate verso la scoperta di nuove sostanze capaci di contrastare le reazioni di difesa del nostro organismo. Soprattutto quando sono mal vissute.
Per illustrare la mia opinione, citerò il caso dell'accesso di febbre che si verifica dopo un contatto con un batterio o un virus. La reazione medica attuale è quella “di bloccare la febbre" e “di mettere sotto copertura antibiotica". Questione di comodità, forse! Gli antibiotici non hanno alcun effetto in presenza di un'infezione virale, tuttavia, essi sono prescritti “per prevenire eventuali complicazioni.
La febbre fa parte del nostro sistema di difesa
Sappiamo che il meccanismo della febbre fa parte del nostro sistema di difesa contro l'aggressore il quale non sopporta, inizialmente, quest'aumento di temperatura. Lo ostacola nella sua proliferazione. Questa prima reazione innescherà molte altre al livello del sistema immunitario. Il quale per mezzo dell'interleuchina, interferone e vari linfociti, si mobiliterà per analizzare l'aggressore, quindi produrrà sostanze tossiche che avranno il compito di distruggerlo.
Se si lascia agire questo meccanismo complesso, controllandolo (l'omeopatia lo permette), esso ne conserverà “la memoria".
Quello che non ci uccide ci rende più forti
Il sistema immunitario sarà capace di riconoscere questo stesso aggressore alla prossima intrusione e capace di distruggerlo immediatamente senza che una reazione febbrile sia necessaria.
È il principio della vaccinazione: “quello non ci uccide ci rende più forte".
Bloccare questo meccanismo, sarebbe perdere la ricchezza di questo apprendistato
Ricorrere sempre agli antibiotici, è questo che "vaccina" i batteri. Al giorno d'oggi siamo arrivati a questo. Vediamo riapparire delle malattie, un tempo benigne, ora sono diventate mortali, per colpa di questi famosi antibiotici. Occorre essere coscienti di questa realtà che attualmente prende la forma di una catastrofe .
Oggi, si sa che i batteri sono capaci di fabbricare della penicillinasi, sostanza che rende inefficaci le penicilline. Che questi batteri sono anche capaci di scambiarsi, in occasione di una “copulazione", dei plasmidi, frammenti circolari di DNA, contenenti le informazioni necessarie alla fabbricazione della penicillinasi, non soltanto all'interno della loro famiglia batterica ma anche con famiglie completamente straniere. I batteri si sono organizzati contro ciò che poteva distruggerli, per garantire “la sopravvivenza della loro specie".
Degli studi sono stati condotti in alcuni paesi, a dimostrazione che l'aumento della resistenza agli antibiotici di un ceppo batterico è rigorosamente proporzionale all'aumento del consumo dell'antibiotico corrispondente.
Gli antibiotici, arma favolosa, si rivolta contro di noi a causa dell'utilizzo “per un sì e per un non"; una soluzione di facilità che doveva e poteva tutto risolvere.
Come esempio, citerò un caso personale.
Incontrando difficoltà, a causa un'infezione polmonare, su un soggetto venuto a curare la sua asma, raccomandavo il test dello "sputo" (ricerca di batteri e Candida albicans).
Quale non fu la mia sorpresa alla lettura dei risultati, quattro ceppi di batteri presenti, fra cui lo stafilococco dorato e numerosi ceppi di Candida albicans.
I quattro ceppi presentavano una resistenza a sei famiglie di antibiotici… i quali erano stati prescritti regolarmente al paziente, ad ogni nuovo focolaio di malattia, cioè tre settimane dopo ogni trattamento.
Da dove veniva lo Stafilococco dorato?
Alcuni ceppi sono attualmente praticamente indistruttibili. So di che parlo, ho perso un grande amico, chirurgo, che si era contaminato con una puntura al dito operando. Tre mesi di cure ospedaliere, intensive e tutti gli antibiotici possibili, anche alcuni non ancora commercializzati; senza alcuno successo!
Dunque da dova proveniva: dopo una ricerca meticolosa, abbiamo scoperto un ascesso dentario sotto una corona!
Quando si domanda un test di "sputo" un grande numero di medici, spesso ci risponde “è inutile con gli antibiotici ad ampio spettro". Quando si aggiunge “e se l'antibiotico non dà alcun risultato?", essi rispondono “se ne dà un altro"!
Non sto dicendo che quest'esame deve essere praticato sistematicamente, ma almeno quando si verificano recidive. (Nota di Giuditta: il test dello sputo è molto meno dispendioso di una cura con antibiotici).
Perché questa riluttanza a praticarlo?
Personalmente, io curo le bronchiti con il vecchio sistema dei cataplasmi alla farina di senape (sempre in vendita nelle farmacie), con oligo zolfo che permette ai polmoni di fabbricare muco.
Il muco contiene del Lisozima, il migliore battericida che ci sia, il quale non cerca di avvelenare i batteri, ma si accontenta di scioglierli.
La febbre si controlla con Belladona 4CH e le secrezioni si fluidificano con Ipéca in 4CH (nota di Giuditta: con Ipeca 7CH ho curato una brutta sinusite).
Una bronchite che resiste a questo trattamento, secondo me, giustifica il ricorso al test dello "sputo" e ad una terapia antibiotica specifica.
link originale QUI
Tutte le ricerche attuali sono orientate verso la scoperta di nuove sostanze capaci di contrastare le reazioni di difesa del nostro organismo. Soprattutto quando sono mal vissute.
Per illustrare la mia opinione, citerò il caso dell'accesso di febbre che si verifica dopo un contatto con un batterio o un virus. La reazione medica attuale è quella “di bloccare la febbre" e “di mettere sotto copertura antibiotica". Questione di comodità, forse! Gli antibiotici non hanno alcun effetto in presenza di un'infezione virale, tuttavia, essi sono prescritti “per prevenire eventuali complicazioni.
La febbre fa parte del nostro sistema di difesa
Sappiamo che il meccanismo della febbre fa parte del nostro sistema di difesa contro l'aggressore il quale non sopporta, inizialmente, quest'aumento di temperatura. Lo ostacola nella sua proliferazione. Questa prima reazione innescherà molte altre al livello del sistema immunitario. Il quale per mezzo dell'interleuchina, interferone e vari linfociti, si mobiliterà per analizzare l'aggressore, quindi produrrà sostanze tossiche che avranno il compito di distruggerlo.
Se si lascia agire questo meccanismo complesso, controllandolo (l'omeopatia lo permette), esso ne conserverà “la memoria".
Quello che non ci uccide ci rende più forti
Il sistema immunitario sarà capace di riconoscere questo stesso aggressore alla prossima intrusione e capace di distruggerlo immediatamente senza che una reazione febbrile sia necessaria.
È il principio della vaccinazione: “quello non ci uccide ci rende più forte".
Bloccare questo meccanismo, sarebbe perdere la ricchezza di questo apprendistato
Ricorrere sempre agli antibiotici, è questo che "vaccina" i batteri. Al giorno d'oggi siamo arrivati a questo. Vediamo riapparire delle malattie, un tempo benigne, ora sono diventate mortali, per colpa di questi famosi antibiotici. Occorre essere coscienti di questa realtà che attualmente prende la forma di una catastrofe .
Oggi, si sa che i batteri sono capaci di fabbricare della penicillinasi, sostanza che rende inefficaci le penicilline. Che questi batteri sono anche capaci di scambiarsi, in occasione di una “copulazione", dei plasmidi, frammenti circolari di DNA, contenenti le informazioni necessarie alla fabbricazione della penicillinasi, non soltanto all'interno della loro famiglia batterica ma anche con famiglie completamente straniere. I batteri si sono organizzati contro ciò che poteva distruggerli, per garantire “la sopravvivenza della loro specie".
Degli studi sono stati condotti in alcuni paesi, a dimostrazione che l'aumento della resistenza agli antibiotici di un ceppo batterico è rigorosamente proporzionale all'aumento del consumo dell'antibiotico corrispondente.
Gli antibiotici, arma favolosa, si rivolta contro di noi a causa dell'utilizzo “per un sì e per un non"; una soluzione di facilità che doveva e poteva tutto risolvere.
Come esempio, citerò un caso personale.
Incontrando difficoltà, a causa un'infezione polmonare, su un soggetto venuto a curare la sua asma, raccomandavo il test dello "sputo" (ricerca di batteri e Candida albicans).
Quale non fu la mia sorpresa alla lettura dei risultati, quattro ceppi di batteri presenti, fra cui lo stafilococco dorato e numerosi ceppi di Candida albicans.
I quattro ceppi presentavano una resistenza a sei famiglie di antibiotici… i quali erano stati prescritti regolarmente al paziente, ad ogni nuovo focolaio di malattia, cioè tre settimane dopo ogni trattamento.
Da dove veniva lo Stafilococco dorato?
Alcuni ceppi sono attualmente praticamente indistruttibili. So di che parlo, ho perso un grande amico, chirurgo, che si era contaminato con una puntura al dito operando. Tre mesi di cure ospedaliere, intensive e tutti gli antibiotici possibili, anche alcuni non ancora commercializzati; senza alcuno successo!
Dunque da dova proveniva: dopo una ricerca meticolosa, abbiamo scoperto un ascesso dentario sotto una corona!
Quando si domanda un test di "sputo" un grande numero di medici, spesso ci risponde “è inutile con gli antibiotici ad ampio spettro". Quando si aggiunge “e se l'antibiotico non dà alcun risultato?", essi rispondono “se ne dà un altro"!
Non sto dicendo che quest'esame deve essere praticato sistematicamente, ma almeno quando si verificano recidive. (Nota di Giuditta: il test dello sputo è molto meno dispendioso di una cura con antibiotici).
Perché questa riluttanza a praticarlo?
Personalmente, io curo le bronchiti con il vecchio sistema dei cataplasmi alla farina di senape (sempre in vendita nelle farmacie), con oligo zolfo che permette ai polmoni di fabbricare muco.
Il muco contiene del Lisozima, il migliore battericida che ci sia, il quale non cerca di avvelenare i batteri, ma si accontenta di scioglierli.
La febbre si controlla con Belladona 4CH e le secrezioni si fluidificano con Ipéca in 4CH (nota di Giuditta: con Ipeca 7CH ho curato una brutta sinusite).
Una bronchite che resiste a questo trattamento, secondo me, giustifica il ricorso al test dello "sputo" e ad una terapia antibiotica specifica.
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