Robot della dimensione di un batterio.

I ricercatori della scuola politecnica di Zurigo (ETH) hanno fabbricato alcuni micro-robot, appena più grandi di un batterio.


Somigliano a minuscoli cavatappi dotati “di una testa„ ancora più piccola e si muovono negli ambienti liquidi nello stesso modo in cui alcuni tipi di batteri utilizzando il loro flagelli. Questi ABF (Bacterial Artificial Flagella) sono l'opera del Laboratorio Robotico e Sistemi intelligenti della Scuola Federale Politecnica di Zurigo. Misurando da 25 a 60 µm, sono appena più grandi dei batteri flagellati osservati in natura, la cui dimensione varia da 5 a 20 µm.

Per fabbricarli, i ricercatori hanno sovrapposto con vaporizzazione molti strati ultra-sottili d'iridio, di gallio, d'arsenico e di cromo su un substrato, che hanno in seguito ritagliato per formare nastri stretti e lunghi. Questi minuscoli filamenti, circa la metà dello spessore di un pelo, si torcono in spirale appena sono staccati dal substrato, a causa della diseguaglianza dei vari strati di materiali. Secondo lo spessore dello strato depositato e la sua composizione, la spirale adotta varie dimensioni che possono essere precisamente definite.

“La testa„ del robot è costituita da cromo, da nichel e d'oro, precisano i ricercatori zurighesi. Essendo il nichel leggermente magnetico, è possibile muovere il robot per mezzo di un campo magnetico debole, questo ad una velocità che va fino a 20 micrometri per secondo. I ricercatori sperano rapidamente di arrivare ad una velocità di più di 100 µm/s. Con il software sviluppato dal gruppo, la ABF può essere diretta verso un obiettivo specifico facendo variare il campo magnetico nel quale evolve.

Le ABF sono state concepite per applicazioni biomediche. Ad esempio, potrebbero servire a trasportare medicine all'interno dell'organismo o eliminare i depositi ateromatosi che bloccano le arterie. Nelle loro prime esperienze, i ricercatori del ETH hanno potuto trasportare micro sfere di polistirene per mezzo del loro robot. Non dispongono tuttavia ancora di una tecnica efficace per scaricare il robot del suo “carico„. La precisione degli spostamenti deve, essa anche, essere migliorata. Molte esperienze sono attualmente in corso che mirano a perfezionare questi primi prototipi.

J.I.
Sciences-et-Avenir.com

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