Epigenetica. Cancro causato dallo stile di vita, non dai geni.



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L’epigenetica è quella scienza che mostra che i geni non si auto-controllano, ma sono controllati dall’ambiente. Si sa da circa 15 anni, e ora fa finalmente fa capolino da dietro l’angolo. Ti faccio un esempio. La Società Americana per il Cancro ha recentemente pubblicato una statistica che afferma che il 60 per cento dei tumori sono evitabili, cambiando stile di vita e dieta. Quest’informazione proviene da un’organizzazione che ha cercato per circa 50 anni i geni del cancro. E ora se ne viene fuori dicendo: è lo stile di vita, non sono i geni. Ci siamo focalizzati sul cancro come se fosse una questione genetica, ma solo il cinque per cento dei cancri ha una connessione genetica. Il novantacinque per cento dei cancri in effetti non ha nessuna connessione coi geni. La ragione (che ci fa dire che c’è una connessione genetica) è che tale spiegazione è fisica, tangibile, perciò preferiamo lavorare su di essa. E il 95 per cento che ha un cancro e non c’è una connessione genetica? Non è facile fare esperimenti su qualcosa sulla quale non puoi focalizzarti fisicamente.

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Intervista a Bruce Lypton – Epigenetica 

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di Duncan il mag.12, 2010

Una frase che dice Bruce Lipton, biologo e scienziato di avanguardia è rivelatore del senso di ciò che leggerete, e anche di ciò che vedrete.
“Il pubblico, però, non ne ha comprensione alcuna perché, o gli arriva in forma abbreviata, o quello che gli viene venduto è la credenza che siamo controllati dai nostri geni, sebbene ciò non sia sostenuto dalla scienza d’avanguardia.”
Vi riporto una intervista a Lipton più sotto e anche un suo seminario integrale ripartito in 16 video. Ma già tra noi possiamo sbucciarci qualche pensiero.
Ci hanno venduto.. dice Lipton.
Amici, cosa è che non “ci hanno venduto”? Quand’è che non ci hanno tentato di ingannare? Su cosa non ci sono state manipolazioni.. o almento.. tentativi di manipolazioni?
Pensate solo alla famigerata influenza suina che doveva abbattersi sul mondo come un flagello biblico, e causare milioni di morti.. cataste di morti per le strade.
Per mesi “ci hanno venduto” un panico folle, per mesi “ci hanno venduto” l’ossessione. Per mesi “ci hanno venduto” la paura. Per mesi appelli disperati,testimonial, depliant, esperti. Già c’era chi prefigurava scenari apocalittici da Day After. Ora tutti dimenticano. Ma questa influenza fu annunciata come un nuovo flagello.
I paesi spesero miliardi in scorte di vaccini. Risultato?
E’ stata una influenza ancora più blanda delle precedenti.. e..
milioni di dosi di vaccino non sono state utilizzate e hanno solo fatto aumentare il deficit degli stati e ingrassate le tasche sporche di sangue e letame dei maiali di Bigpharma e dei loro sodali prezzolato.
E adesso con questa crisi greca cosa “ci vogliono vendere”?
E’ tutto illusione? E’ tutto manipolazione?
No. E questo è il problema. Perché se fosse così facile vivremmo semplicemente in un mondo clone di Matrix e avremmo risposte facili e lapidarie su tutto. E invece il mondo è un rebus, un ginepraio di verità e menzogne, di soffocamenti e liberazioni, di sistemi e falle dei sistemi.
Per reagire alle manipolazioni sorge spesso il loro specchio riflesso e opposto.. il complottismo più oscuro e paranoide che vede in tutto, praticamente in tutto sudole e sottili forme di controllo e manipolazione e già immagina i carri bestiame che porteranno al macello o a rinnovati gulag le vittime prossime venture del Nuovo Ordine Mondiale. Il complottismo assoluto è un’altra forma di delirio che depreda la vita di gioia e speranza. Il complottismo assoluto è un altro cantico di impotenza. Insieme al conformismo e ai complotti e manipolazioni reali, e a quella suprema forma di obbedienza che è l’acquiscienza e la sterilità emotiva.
E quindi dobbiamo dire “ci hanno venduto” senza poi saltare sul carro del Quattro Cavalieri dell’Apocalisse. Senza pensare che siamo solo burattini e automi di un mondo Matrix fotocopia.
Senza perdere il senso dell’equilibrio, della lotta, e della speranza.
E torniamo a Lipton. Il tema è semplicemente immenso. E potrei stare da mo a un altro mese a scrivere ininterrottamente di seguito arrivando appena a scalfirlo. E quindi adesso non potrò mai essere veramente convincente, mai essere veramente esaustivo. Queste sono solo tracce Gringos, solo tracce, cartelli stradali.. chi poi ha una scintilla a continuare, continui a leggere e a studiare e si faccia una sua idea.
Io posso solo dirvi, che a livello di istinto di base, ho sempre creduto alla sostanza di ciò che dice Lipton.
In sostanza ci hanno venduto un mito.. dal nome.. REDUZIONISMO GENETICO…
Noi saremmo guidati ed eterodiretti fin dal concepimento dai geni che abbiamo avuto la ventura di avere. E non c’è scampo. Inevitabili predisposizioni a certe malattie. Inevitabili problemi, ostacoli e limiti. O anche opportunità. Ma tutto inevitabile, o altamente probabile.
Il reduzionismo genetico fu un paradigma sposato da subito da tutte le scuole di medicina, le elité intellettuali, gli organi scientifici, gli apparati di informazione. Se ci pensate.. costantemente escono notizie che danno manforte a questo paradigma.. scoperte sul “gene della gelosia”.. “gene dellla rabbia”.. “gene della gentilezza”.. e su infinite spiegazioni riduttive e semplicistiche all’osso sull’origine di ogni nostro problema e condizione.
Tutto questo crea un clima di arrendevolezza alle condizioni date e di accettazione delle soluzioni proposte. Un soggetto che è completamente imbevuto di atmosfera reduzionista starà al posto in cui gli verrà detto di stare, opterà per le scelte che gli verranno dette sono alla sua portata, seguirà i percorsi che gli verranno somministrati come inevitabili. Cercherà già cure per malattie che “quasi certamente” avrà. E sarà spinto ad aderire a screening genetici di massa, alla raccolta di informazioni cellulari s ulla popolazione, alla schedatura delle mappe genetihe… a un senso costante di controllo e limitazione. E a prendere i farmaci che varranno prodotti ad hok “sul tuo fenotipo genetico”.
E poi.. sarà facile fare il salto.. Si dirà, molti già lo dicono.. che i bambini con deficit di attenzione hanno un problema “genetico”, che si può tentare di neutralizzare, almeno in parte, con psicofarmaci devastanti come il Ritalin. Sì.. è molto più facile dire questo.. altrimenti bisognerebbe andare alla radice delle cose, al modo in cui molte famiglie reprimono le spinte dei bambini, a strutture scolastiche castranti e alienanti, a meccanismi economici generatori di tensioni, a quartieri dormitorio che spengono la vitalità..
Noi, diamo solo la colpa al bambino e ai suoi geni. Più comodo no?
A prescindere… cambia il modo in cui affronti la vita…
La persona addestrata da anni di riduzionismo genetico.. è sottilmente percorsa da un ansia costante e da una cappa dii fatalismo che è quasi un distintivo. Ti farà una lista di cosa si aspetta.. calvizie, diabete, alzhaimer.. perché magari padre, nonna, prozio.. hanno avuto queste problematiche. Ti dirà che certe cose non potrà mai farle o sarannno chimere, perché è geneticamente predisposto.
Ancora di più si berra la bubbola dei reduzionisti estremisti per la quale anche sentimenti ed emozioni non sono altro che processi biochimici e organici.
E noi ci perdiamo le ali, le mettiamo in fiamme..
Tutto il nostro dibattito è inquinato dal fanatismo e dal cinismo.
Pensate la controversia Darwin. Da una parte la Chiesa, o almeno settori di essa, e il Creazionismo intransigente.. dall’altra il pensiero orgogliosamente laicista alla Micromega che ha trasformato Darwin in un totem. Non c’è spazio per altro nel dibattito di massa. Come al solito. Come sempre. Il campo è sempre di due clan estremi e dogmatici. Sempre e solo Guelfi e Ghibellini.
Con Lipton voliamo alto anche sul piano della teoria dell’evoluzione..
E certamente può sbagliare anche lui. Ma non si dica che è un folle isolato. Sono tanti gli studiosi di avanguardia, specie nel campo della biologia e della fisica quantiistica che da anni sostengono queste cose.
Ma tutto ciò non arriva alla Periferia dell’Impero.
Alla fine dei giochi, al momento attuale, queste due tesi si contengono il campo.
E’ anche una questione di scelta.
Cosa sceglieremo?
Che siamo bambocci del destino, automi genetici, sinapsi interconnesse e processi biochimici predeterminati dalla culla alla tomba? Attenderemo le malattie e il fato che ci sono stati destinati?
O crederremo.. che la nostra mente è più forte?.. che non siamo solo automi ma anche attori e creatori?.. che potremo dire anche la nostra.. e incidere sui giorni che verranno?
Io scelgo la seconda, a costo di sbagliarmi..
Ricordo che Sant’Agostino (o fu un altro.. illuminatemi voi:-) un giorno disse:
“Se tutto ciò che esiste fosse contro l’amore.. se l’amore stesso fosse solo una follia.. sceglierei comunque di amare…”

Il mio post ha come punto di riferimento la contestazione del modello incentrato sul paradigma del riduzionismo genetico e della fatalità biologica vista come destino o predisposizione difficilmente scansabile. E, dall’altro lato, c’è la volontà di far emergere un senso più alto delle potenzialità umane, che non siano sottoposte alla tenaglia di una condanna genetica, di un determinismo ritornato sotto mentite spoglie. Questo discorso si innesta in quadri amplissimi, relativi ai piani dell’esistenza e della comprensione umana. Nessuno può dire di sapere veramente tutto. Tantomeno io. Riportare adesso il seminario integrale di Bruce Lipton, ripartito in sedici video, non vuol dire adesso diventare “discepoli” di Lipton. O fare propria integralmente tutta la serie di riferimenti, co ncetti e parole che coloro che sono interessati a libri, conferenze o argomenti di questo genere solitamente fanno propri. La nostra libertà è nel non sposare totalmente e apriori neanche il pensiero alternativo più autorevole… a prescindere. Che intendo? Che qui non vi si dice. Ecco Bruce Lipton.. sentite tutto il suo seminario e la vostra vita cambierà o avrete in mano i segreti dell’universo. Qui vi si dice.. cose così sicuramente difficilmente hanno cittadinanza tra i media ufficiali e nelle istituzioni canoniche che si occupano della diffusione della conoscenza e dell’amministrazione dell’istruzione.. soprattutto da noi.. alla periferia dell’impero. Viviamo completamente succubi di determinate impostazioni e visioni, che diventano dogmi. Ad esempio, miglia di persone, milioni nel mondo, ogni anno, sono portate come pecore al macello, a sottoporsi al “bombardamento militare” della chemioterapia per quanto riguarda il trattamento di forme tumorali e patologie degenerative. Milioni di persone che verrano (quasi sempre) condannate ad anni di atroce sofferenza. Quando ci sono sempre state, e ci sono.. altre strade, alcune con tante frecce nel loro arco. E io ho visto sia la sofferenza indicibile dei trattamenti ufficiali. Sia le prospettive di liberazione di alcuni percorsi alternativi. Ma di tutte queste cose intere legioni di persone non verranno mai a conoscenza. E quando talora fanno capolino nei circuiti della comunicazione uffiiciale, esperti, baroni e inquisitori scagliano i loro anatemi o tentano, a volte è più efficace, la strategia del disprezzo e della ridicollizzazione.

Alla base poi di altri Sentieri ci sono altre visioni del mondo e dell’uomo. E questo è il senso di un percorso e di una argomentazione come quella di Bruce Lipton. Nella quale ci sono certamente cose che condivido. E altre che non mi convincono del tutto, o, meglio detto, sulle quali il mio percorso interiore non è arrivato ancora al punto di potersi pronunciare con una certa sicurezza. Ci sono persone, che indipendentemente se lui dica effettivamente ciò, che dalla base delle sue teorie e di quelle di altri scienziati di avanguardia e dei mistici di ogni, sostengono che tutta la realtà è esclusivamente una creazione della mente. Bene, io sono certo che la mente gioca un ruolo essenziale. Non sono certo però che sia l’unica forza motrice in campo. Almeno, non mi sento di poterlo dire con certezza inesorabile. Così come più che il sostenere o meno certe cose, è il riverbero operativo ed esperienziale che poi ne consegue che è importante. Ci sono persone che dall’approccio a certe conoscenze alternative, nobili e luminose tra l’altro, giungono forse a un equivoco, ossia al pensare che basta connettersi su diversi livelli di frequenza indipendentemente da uno sforzo e da un impegno totale su tutti i piani del proprio essere, corporale compreso. Anche qua, il ruolo della “frequenza” è un ruolo Principe. Forse è anche un ruolo Sovrano. Ma tendo ancora a credere che se pensiamo a creare qualcosa di potente o di fare trasformazioni reali senza un impegno radicale su ogni livello, e senza mettere in gioco concretamente il corpo potremmo non riuscire pienamente nello scopo a cui vogliamo consacrarci. Detta in soldoni, è talmente importante questa esistenza e ciò che in essa noi ci sentiamo chiamati a fare, che, pur in teorie che in buona parte condivido, non vorrei che si finisse per adagiarsi in una tendenza “comoda”.. quella propria di alcuni scrittori new age di successo (che tra l’altro dicono cose pure molto apprezzabili) .. quella che magari ti dice “alza le tue frequenze, cambia livelli di pensiero, ama te stesso e il mondo e tutto cambierà…” Sono cose fondamentali queste, ma credo, potrei sbagliarmi naturalmente.. credo che non bastino. Che bisogna anche dire.. “sforzati, impegnati, dacci l’anima.. suda, vai oltre, metti in gioco tutto te stesso..”

E trovo anche “facile” pensare che raggiunta la giusta frequenza tutta la vita per noi funzionerà come un orologio svizzero, o, meglio detto, che non incontreremo sofferenze, nemici, ostacoli, momenti di caduta. Vedere la realtà come una serie di vibrazioni, corrispondenze e frequenze non può diventare, secondo me, un altro assolutismo nel quale tutto ciò che io sono è esclusivo specchio di ciò che mi accade. E se per esempio incontro anche persone he mi danno del filo da torcere o sfide dolorose da affrontare, vuol dire ad esempio che io non sono abbastanza “positivo” e che non ho ancora capito bene le regole del gioco. Alcune delle persone migliori su questo pianeta hanno dovuto affrontare anche la negatività, il dolore, gli ostacoli e le cadute. E non credo si possa dire che ciò era esclusivo portato di una loro ombrosità interiore che si proiettava nel mondo esterno. Anzi spesso invece quelle cose avevano un senso profondo per loro e per gli altri. A me, in sostanza, non convincerebbe una visione della teoria delle vibrazioni se fosse declinata su un piano di esistenza intesa come puro benessere perfettamente programmato dalla nostra coscienza e impermeabile ad altro. Che poi penso che tutto abbia un senso. Quindi anche il dolore, gli ostacoli, le cadute, le battaglie. Che anche affrontare in certi momenti l’Ombra e la sofferenza abbia un senso. E che non siano sempre e comunque parti di una individualità che non ha ancora correttamente imparato a vivere e a pensare. E riconfermo. Io credo che le vibrazioni siano essenziali. Ci sono luoghi in cui c’è stato tanto amore e te ne accorgi subito. Persone piene di odio e se ti guardano ti senti quasi accoltellato. O tu stesso che a volte sei così pieno di energia che in quei momenti è come uno stato di grazia, e ti pare che tutto il mondo ti sorrida e con chiunque parli sembra possa esserci amore e comprensione. Così come elevate vibrazioni ti danno effettivamente più forza e potere per trasformare te stesso e cambiare il mondo. Il succo è che non per questo stesso la tua vita diventa un semplice sogno mentale, ogni problema viene completamente evitato alla radice, e non incontrerai ostacoli e sfide dure, anche se le tue vibrazioni fossero sempre elevate.. come del resto è accaduto anche a grandi benefattori e santi nel corso della storia. O forse a un livello immenso basterebbero solo le vibrazioni? Tipo un livello da grande anima o Illuminato supremo? Forse sì. Ma è un livello che non riguarda gran parte delle esistenze. Io credo che per noi, anche per i migliori, ci siano momenti imprevedibili,s ituazioni destabilizzanti, sudore, passione, intensità da dare.. sempre. Non sono affatto certo che potremo evitare ogni trappola e ostacolo. Ma credo che, anche con le visioni che Liptone molti altri ci delineano, così come con molte altre conoscenze e strumenti, venute pure da contesti non poco diversi… noi possiamo affrontare e superare tutto. E da tutto trarre qualcosa. Questo mi sento di crederlo. Anche se non sono un Mahatma che può parlare p er scienza infusa…:-)… ma questo mi sento di crederlo. Comunque ho appena sfiorato questo genere di questioni. Ciò che mi premeva veramente dire è che, anche quando sottoponiamo un documento così prezioso, stimolante, utile e benefico come il seminario di Bruce Lipton, non lo facciamo come discepoli acritici e adoranti, ma come persone che vogliono dare un’arma in più per crescere e interrogarsi, altro cibo sul tavolo… nessuna Tavola della Legge, ma strumenti da implementae e di cui nutrirsi se, come e quando si vuole nell’ottica di un proprio personale percorso, che deve essere sempre radicalmente libero. Noi non vi diciamo “pensate questo!”.. ma… “questo può esservi utile.. insieme ad altro che prenderete da altre fonti.. e scambiandoci poi i nostri futuri pezzi di strada capiremo qualcosa di più dell’uno e dell’altro.. e di questo pazzo.. pazzo mondo..” :-)

Relativamente poi alle questioni specificatamente genetiche, c’è chi arriva a dire che proprio i geni non contano assolutamente nulla e tutto sorge per forme di creazione mentale. La mia idea è un pò più sottile. Io penso che forse i geni, come la famiglia e gli ambienti determinano delle tendenze che si muovono in certe direzioni. Ma esse non sono irribaltibili. Così come quindi si può guarire da malattie cosiddette “incurabili”.. NOI POSSIAMO EFFETTIVAMENTE MODIFICARE IL DNA. Quindi magari il DNA opererebbe, almento per certi aspetti, anche se io fossi isolato dal mondo in una foresta amazzonica.. quindi ciò che mi accade non sarebbe totalmente creazione del pensiero o dell’ambiente. MA… ANCHE SE IL DNA MI SPINGESSE VERSO CERTE DIREZIONI.. IO POSSO CAMBIARLO. In questo senso accolgo la visione di Lipton. E il mio cuore la senta vera, come ho scritto in precedenza. Ma naturalmente non sono nessuna mente galattica o esperto cosmico di tutte le strutture della materia, né delle “sacre armonie della musica celeste” o dei vortici inesorabili delle “ottave”.. :-) … sono solo un Uomo tra gli Uomini, come voi.. e tutti insieme siamo qui per qualcosa, che alcuni chiamano Disegno, e che ci fa fremere, gioire e lottare ogni giorno. E gli specchi riflettono il nostro tempo e le nostre Canzoni.
Chiunque voi siate e dovunque voi siate… il pane spezzato alla fine è la sola cosa che rimane..
HASTA SIEMPRE ESPERANZA
bornagain.it/
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CONVERSAZIONE INTERVISTA CON BRUCE LIPTON

Durante il periodo in cui Bruce Lipton lavorava come ricercatore e professore alla scuola di medicina, fece una sorprendente scoperta sui meccanismi biologici attraverso i quali le cellule ricevono ed elaborano le informazioni: infatti, piuttosto che controllarci, i nostri geni sono controllati, sono sotto il controllo di influenze ambientali al di fuori delle cellule, inclusi i pensieri e le nostre credenze. Questo prova che non siamo degli “automi genetici” vittimizzati dalle eredità biologiche dei nostri antenati.

Siamo, invece, i co-creatori della nostra vita e della nostra biologia.

Lipton descrive questa nuova scienza, chiamata epigenetica, nel suo libro “The Biology of Belief: Unleashing the Power of Consciousness, Matter and Miracles” (N.d.T.: Biologia delle Credenze: Liberare il Potere della Consapevolezza, della Materia e dei Miracoli) (2005: Mountain of Love/Elite Books). Pieno di citazioni e riferimenti di altri scienziati che conducono, in tale campo, ricerche all’avanguardia, questo libro potrebbe, letteralmente, cambiare la vostra vita al suo livello più fondamentale.

Fino alla scoperta dell’epigenetica, si credeva che il nucleo di una cellula, contenente il DNA, fosse il “cervello” della cellula stessa, del tutto necessario per il suo funzionamento. Di fatto, come hanno scoperto Lipton ed altri, le cellule possono vivere e funzionare molto bene anche dopo che i loro nuclei siano stati asportati. Il vero “cervello” della cellula è la sua membrana, che reagisce e risponde alle influenze esterne, adattandosi dinamicamente ad un ambiente in perpetuo cambiamento. Che cosa significa questo per noi, quali collezioni di cellule chiamati esseri umani? Man mano che incrociamo le diverse influenze ambientali, siamo noi a suggerire ai nostri geni cosa fare, di solito inconsciamente.

Lipton ci mostra anche come Darwin avesse torto. La competizione non è la base dell’evoluzione; non è la sopravvivenza del più forte che ci permette di sopravvivere e prosperare. Al contrario, dice, dovremmo leggere l’opera di Jean-Baptiste de Lamarck, che venne prima di Darwin e dimostrò che la cooperazione e la comunità sono la base della sopravvivenza. Immaginate se ciascuna dei vostri trilioni di cellule decidesse di farcela da sé, di combattere per essere la regina della collina piuttosto che cooperare con le cellule compagne. Per quanto sopravvivereste ?

L’INTERVISTA

Barbara Stahura: La premessa di base della tua ricerca e del tuo libro, The Biology of Belief, è che il DNA non controlla la nostra biologia.

Bruce Lipton: Sì. Ho cominciato a studiare questo verso la fine degli anni ’60. Da allora la scienza di frontiera ha iniziato a rivelare tutte le cose che avevo osservato. I biologi che fanno ricerca d’avanguardia sono a conoscenza di ciò che dico nel libro. Il pubblico, però, non ne ha comprensione alcuna perché, o gli arriva in forma abbreviata, o quello che gli viene venduto è la credenza che siamo controllati dai nostri geni, sebbene ciò non sia sostenuto dalla scienza d’avanguardia. Tutto il mio sforzo si è concentrato nel far giungere al mondo l’informazione d’avanguardia. L’orientamento mentale del pubblico è stato programmato secondo la credenza che siamo degli automi genetici, che i geni controllano la nostra vita, che ne siamo vittime, e via di seguito. Il punto, però, è che la scienza di frontiera – quella di cui parlo – si è stabilizzata da almeno 15 anni. È ora che sia portata nel mondo perché è lì che viene usata.
BS: Questa scienza relativamente nuova sulla quale tu scrivi viene chiamata epigenetica. Ci spiegheresti di che cosa si tratta?

BL: L’epigenetica è quella scienza che mostra che i geni non si auto-controllano, ma sono controllati dall’ambiente. Si sa da circa 15 anni, e ora fa finalmente fa capolino da dietro l’angolo. Ti faccio un esempio. La Società Americana per il Cancro ha recentemente pubblicato una statistica che afferma che il 60 per cento dei tumori sono evitabili, cambiando stile di vita e dieta. Quest’informazione proviene da un’organizzazione che ha cercato per circa 50 anni i geni del cancro. E ora se ne viene fuori dicendo: è lo stile di vita, non sono i geni. Ci siamo focalizzati sul cancro come se fosse una questione genetica, ma solo il cinque per cento dei cancri ha una connessione genetica. Il novantacinque per cento dei cancri in effetti non ha nessuna connessione coi geni. La ragione (che ci fa dire che c’è una connessione genetica) è che tale spiegazione è fisica, tangibile, perciò preferiamo lavorare su di essa. E il 95 per cento che ha un cancro e non c’è una connessione genetica? Non è facile fare esperimenti su qualcosa sulla quale non puoi focalizzarti fisicamente.

BS: Così il determinismo genetico – l’idea che siamo controllati dai nostri geni – è inevitabilmente incrinata, come dici nel libro.

BL: Sì.

BS: Hai scritto anche di Jean-Baptiste de Lamarck e della sua teoria dell’evoluzione – che sopravviviamo attraverso la cooperazione, piuttosto che la più recente idea darwiniana di competizione e sopravvivenza dei più forti. Che tutti i nostri trilioni di cellule devono cooperare per mantenere il nostro corpo in perfetto funzionamento, in quanto noi esseri umani non possiamo sopravvivere senza grandissime quantità di cooperazione gli uni con gli altri e con il nostro ambiente.

BL: Immediatamente, appena hai detto cooperazione, stavi violando la teoria darwiniana, che è competizione e lotta. Di fatto, si tratta di un’interpretazione erronea. La nuova scienza ci dice che quella credenza è sbagliata. La credenza di cui hai appena parlato, invece – la natura della cooperazione e della comunità – è in effetti il principio basilare dell’evoluzione.

Nel 1809 Lamarck ha scritto che i problemi che tormenteranno l’umanità verranno dal suo separarsi dalla natura, e ciò condurrà alla distruzione della società. Aveva ragione, perché la sua enfasi sull’evoluzione era che un organismo e l’ambiente creano un’interazione cooperante. Se volete capire il destino di un organismo, dovete capire la sua relazione con il suo ambiente. Poi ha affermato che separarci dal nostro ambiente significa assumere la nostra biologia e tagliarci fuori dalla nostra sorgente. Aveva ragione. E quando arrivi a capire la natura dell’epigenetica, la sua teoria ora ha trovato sostanza. Senza alcun meccanismo che, all’inizio, le desse un senso – e specialmente da quando abbiamo comprato il concetto dei biologi neo-darwiniani che affermano che tutto è controllato geneticamente – Lamarck sembrava stupido. Ma sai cosa? Aveva proprio ragione.

BS: La tua dimostrazione che il “cervello” della cellula non è il DNA ma, bensì, la sua membrana è affascinante. Che significato ha questa scoperta riguardo a ciò che pensiamo di noi stessi e della nostra vita, dal momento che siamo proprio una comunità di cellule?

BL: Se due cellule si uniscono e stanno comunicando, useranno i loro “cervelli” per farlo, giusto? E se dieci cellule si uniscono, useranno i loro cervelli affinché la loro comunicazione reciproca abbia un senso. Quando prendi un insieme di un trilione di cellule, come in un cervello umano, queste opereranno ancora secondo il principio del cervello cellulare. Beh, quando abbiamo comprato l’idea che i geni ed il nucleo formano il cervello della cellula – che ci porta fuoristrada – e la applichi come fosse un principio di neurologia o di neuro-scienza, ti sei già incamminato nella direzione sbagliata. Non puoi arrivare da nessuna parte perché quello non è il cervello della cellula. I nostri principi su come funziona l’intelligenza sono stati totalmente sviati. Ecco perché, dopo tanta neuro-scienza, se chiedi a qualcuno: “come funziona, veramente, il cervello?” La risposta sarà: “veramente, non lo sappiamo”.

Il Progetto Genoma Umano dice che quel modello è sbagliato. Pensavamo che ci volessero più di 100.000 geni per far funzionare un essere umano. Il fatto che ce ne siano meno di 25.000 ha messo un bastone tra le ruote dell’intero processo. Come può esserci un tale esiguo numero di geni a formare una cosa così complessa come un essere umano? La risposta è che ci vuole molto di più dei soli geni a farlo funzionare – che è l’apporto dall’ambiente che può alterare la lettura dei geni.

Ci sono 140.000 proteine in un corpo umano, e si credeva che ciascuna richiedesse un gene separato per prodursi. Di colpo, trovi che ci sono 25.000 geni e 140.000 proteine, e non ci siamo con i numeri. L’epigenetica rivela qualcosa di così sorprendente che la scienza stessa ha dei problemi a comprendere la forza di questo nuovo significato, e suona così: con il controllo epigenetico, che significa il controllo mediato dall’ambiente, un singolo gene può essere usato per creare 2000 o più proteine diverse dalla stessa matrice. Il controllo epigenetico è come un lettore che può leggere l’impronta originaria e ristrutturarla per produrne qualcosa di diverso. Ed ecco come un singolo gene può essere usato per creare molti prodotti proteici differenti. Non è stato il gene che ha prodotto ciascuna proteina, è stato il controllo epigenetico che l’ha fatto, e questo è il feedback diretto dall’ambiente. Ci allontana da quel meccanismo che dice che siamo solo macchine.

BS: E ci dice invece che non siamo vittime. Siamo co-creatori.

BL: Assolutamente.

BS: Per tanti l’idea che siano i nostri pensieri a creare la realtà, che è quello su cui si basa la Scienza Religiosa e altre tradizioni metafisiche e spirituali, è un’idea puramente spirituale. Ma la fisica quantistica ha aggiunto all’idea, il fatto scientifico. E ora, il tuo lavoro e quello di altri porta quel concetto a livello delle cellule. Che lo rende in qualche modo più reale, più tangibile.

BL: Se si definisce lo spirito più o meno su questi parametri si potrebbe ottenere una definizione del tipo “una forza motrice invisibile.” Se definisco la natura della meccanica quantistica, è una forza motrice invisibile. Di fatto afferma: “Sì, ci sono forze invisibili che modellano la nostra esistenza”. Poiché la nostra biologia è tradizionalmente basata su un concetto newtoniano e materialistico, la natura di quel sistema è di considerare le forze invisibili come non rilevanti. Però, quello che la meccanica quantistica ha stabilito è che le forze motrici invisibili sono tutto. Perciò, se la nostra scienza non si adatta alla nuova fisica, sta di fatto ostacolando il progresso in evoluzione. Quando si introducono nuove forze, si deve dar loro nuovo credito, e quando lo si fa, i ricercatori spirituali saltano su e dicono: lo sapevo! E i fisici quantistici saltano su e dicono, lo sapevo! Stiamo sempre parlando della stessa cosa. Se lo ammettessimo, l’opportunità di unione diventa così tangibile che è quasi fisica. Sì, possiamo sentirla! Ora possiamo essere tutti d’accordo. Tu la chiami come vuoi, io la chiamo come voglio. Ma siamo tutti governati da queste forze invisibili.
ss

BS: Ho letto una tua intervista nella quale hai affermato, “piuttosto che esser vittime dei nostri geni, lo siamo stati delle nostre percezioni.” Puoi aggiungere qualcosa su ciò che significa essere una vittima delle nostre percezioni?

BL: In un certo senso, sappiamo attraverso lo studio della membrana cellulare, attraverso lo studio dell’epigenetica, che questo è fondamentale. L’epigenetica dice che i segnali ambientali influenzano l’espressione genetica, e questi segnali ambientali talvolta sono diretti, e tal’altra sono interpretazioni, quando per es.le percezioni diventano credenze. Così, ho una credenza su qualcosa, che è una percezione, e aggiusto la mio biologia a quella particolare credenza. Come col cancro terminale, se credo a quello che i medici mi dicono, lo loro diventa una vera e propria predizione. Se dicono che ho il cancro terminale e sono d’accordo, allora essenzialmente morirò quando, a detta loro, accadrà. Quali sono le persone che non lo fanno? I casi di “remissione spontanea.” Almeno una persona, scommetto, non ha “comprato” quella diagnosi. E la sola ragione per la quale ne sono usciti è che avevano un altro sistema di credenze completamente diverso, e quindi sono stati capaci di cambiarlo.

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