Spagna. Slittamento totalitario, la diffusione di leggi draconiane sta guadagnando terreno ...

Nouvel Ordre Mondial: Dérapage totalitaire en Espagne, la généralisation des lois liberticides gagne du terrain…
Il ministro degli Interni, Jorge Fernández Díaz, annuncia che organizzare manifestazioni di protesta via Internet e' un "reato di partecipazione a un'organizzazione criminale". 
 
12 novembre dello scorso anno, in occasione della investitura di Monti a Presidente del Consiglio, il Financial Times scriveva testualmente:
“Serve una sospensione della democrazia per 18-24 mesi per prendere decisioni difficili”
Zitti e mosca!
di  Sergio Cararo Venerdì 20 Aprile 2012 13:41
 
Un governo come quello in carica teme come la peste la mobilitazione e il conflitto sociale. La conditio sine qua non per andare avanti con la sanguinosa terapia d'urto in atto, è che venga neutralizzato – meglio se preventivamente – chiunque intenda “disturbare il manovratore”.
Dalla Spagna nei giorni scorsi è suonato un serio campanello d'allarme: prestate attenzione a ciò che “twittate”! Diffondere attraverso le reti sociali, che dovremmo scendere in piazza per protestare contro l'aumento delle tariffe della metropolitana di Madrid, per esempio, potrebbe costare caro: il ministero dell'Interno spagnolo, Jorge Fernandez Diaz, ha annunciato che sarà punito con la reclusione chi utilizza Internet per convocare manifestazioni di piazza. In tal senso sta lavorando alla riforma del codice penale affinchè la pena minima per tale azione venga fissata a due anni di reclusione. Non solo. Il governo spagnolo vuole inserire la resistenza passiva tra i reati classificabili come «attentato all’autorità», in modo da poter considerare, ad esempio, un pacifico sit-in degli indignados alla stregua di un attacco violento a un membro della forza pubblica. 

Spagna, divieto di protesta
Riforma codice penale anti manifestazioni.
di Marco Todarello

L’austerità fa sempre più male, l’ira della gente cresce e il governo di Mariano Rajoy, nel tentativo forse vano di ridurre le controindicazioni di una pillola amara, punta sulla severità.
Solo restringendo gli spazi per la protesta e inasprendo le sanzioni, sembrano essersi detti i ministri del Partido popular, si potrà contenere l’indignazione del popolo spagnolo, asfissiato dalla più grave crisi economica dal ripristino della democrazia nel 1978.
FERMARE LA SPIRALE DI VIOLENZA. Un’indignazione che si è manifestata prima con la cosiddetta “Primavera valenciana” e poi con lo sciopero generale del 29 marzo: a quelle manifestazioni ha risposto il ministro dell’Interno Jorge Fernández Díaz, annunciando al Congresso una riforma «in profondità» del codice penale, con l’obiettivo di fermare quella che ha definito «una spirale di violenza praticata da collettivi antisistema inclini alla guerriglia urbana».
PERICOLOSA RESTRIZIONE DEI DIRITTI. Tuttavia le dure misure annunciate, al di là della persecuzione dei singoli atti violenti, fanno pensare a una «pericolosa restrizione dei diritti», come ha spiegato a Lettera43.it David Bondia, professore di Diritto internazionale pubblico all’Università di Barcellona e direttore dell’Institut de drets humans de Catalunya (Istituto per i diritti umani della Catalogna).  Un’accusa non da poco.
UN INASPRIMENTO DELLE SANZIONI. La riforma propone infatti in primis un inasprimento delle sanzioni per contenere la violenza di strada. Il governo vuole inserire la resistenza passiva tra i reati classificabili come «attentato all’autorità», in modo da poter considerare, ad esempio, un pacifico sit-in degli indignados alla stregua di un attacco violento a un membro della forza pubblica.

Norme della legislazione"antiterroristica" ...

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