Più le idee economiche sono confuse e malsane tanto più facilmente sembrano attecchire
Scritto da Francesco Carbone
Lunedì 22 Ottobre 2012 00:57
Miti Economici Spacciansi
Bisogna
ammettere che il detersivo più usato della rete abbia un certo talento
naturale nello scovare catorci ideologici che fanno lezioni di economia.
Dopo il caso esaminato in passato avente protagonista Claudio Borghi, mi è stata segnalata un'altra video-intervista
(ringrazio Giuseppe) ad un soggetto di nome Fabrizio Tringali. Armato
di pazienza, carta e penna, nonché un secchio ove vomitare (ho dovuto
interrompere il video tre volte preso dal disgusto) mi sono sorbito il
tutto prendendo nota.
Stranamente quanto più le idee economiche sono confuse e malsane, come quelle propinate da Tringali, Borghi, o dal Barnard della MMT, tanto per fare un altro esempio clamoroso al limite dell'incomprensibile per le stupidaggini che diffonde (solo lo Stato produce ricchezza), tanto più facilmente sembrano attecchire, specialmente in questo paese. Non sono passati che un paio di giorni dalla scioccante visione che mi ritrovo un blogger ripetere a pappagallo le stesse identiche cose del nostro protagonista odierno.
Ma torniamo a lui e al suo libro da un titolo che si avvicina molto (praticamente tranne 4 lettere) a quello di Philipp Bagus da me pubblicato l'anno scorso: La Trappola dell'Euro, anziché La Tragedia dell'Euro. Due parole differenti dietro le quali si nascondono due storie praticamente agli antipodi.
Come si può desumere con estrema facilità dal titolo, per Tringali la colpa della crisi èdell'Euro. E già partiamo con il piede sbagliato, scambiando uno dei tanti sintomi per la causa della malattia. Poche battute e capiamo di essere di fronte al solito mito della necessità di una valuta debole per le economie deboli e di una valuta forte per le economie forti. Stranamente nessuno dei soggetti che sostiene questa tesi demenziale (e sono tantissimi) fa mai mente locale al fatto che la valuta, cioé il denaro, sia un mezzo di scambio, e come tale una sorta di denominatore comune di tutte le transazioni, Non si capisce quindi come mai, anziché considerarlo al di sopra delle parti, come una sorta di regola di gioco comune per tutti, si ritiene che debba venire alterato per convenienza economica (in realtà solo politica), all'interno di ciascuno Stato-Nazione, da una banca centrale che si erge a pianificatrice centrale del sistema economico.
Continua:Stranamente quanto più le idee economiche sono confuse e malsane, come quelle propinate da Tringali, Borghi, o dal Barnard della MMT, tanto per fare un altro esempio clamoroso al limite dell'incomprensibile per le stupidaggini che diffonde (solo lo Stato produce ricchezza), tanto più facilmente sembrano attecchire, specialmente in questo paese. Non sono passati che un paio di giorni dalla scioccante visione che mi ritrovo un blogger ripetere a pappagallo le stesse identiche cose del nostro protagonista odierno.
Ma torniamo a lui e al suo libro da un titolo che si avvicina molto (praticamente tranne 4 lettere) a quello di Philipp Bagus da me pubblicato l'anno scorso: La Trappola dell'Euro, anziché La Tragedia dell'Euro. Due parole differenti dietro le quali si nascondono due storie praticamente agli antipodi.
Come si può desumere con estrema facilità dal titolo, per Tringali la colpa della crisi èdell'Euro. E già partiamo con il piede sbagliato, scambiando uno dei tanti sintomi per la causa della malattia. Poche battute e capiamo di essere di fronte al solito mito della necessità di una valuta debole per le economie deboli e di una valuta forte per le economie forti. Stranamente nessuno dei soggetti che sostiene questa tesi demenziale (e sono tantissimi) fa mai mente locale al fatto che la valuta, cioé il denaro, sia un mezzo di scambio, e come tale una sorta di denominatore comune di tutte le transazioni, Non si capisce quindi come mai, anziché considerarlo al di sopra delle parti, come una sorta di regola di gioco comune per tutti, si ritiene che debba venire alterato per convenienza economica (in realtà solo politica), all'interno di ciascuno Stato-Nazione, da una banca centrale che si erge a pianificatrice centrale del sistema economico.
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