Lettera aperta di un sacerdote arabo siriano al Presidente Francois Holland
Non
vorrei turbare la Sua gioia e quella dei Suoi elettori derivanti dal
Suo recente successo alle elezioni presidenziali né soprattutto le
speranza dei Francesi, ora che Lei è, per cinque anni, il Presidente
della Repubblica Francese. Pertanto ho voluto ascoltare dall’inizio alla
fine la Sua intervista su TV5. Ho accarezzato la vaga speranza di veder
mutare definitivamente la politica da circo del Suo buffonesco
predecessore. Ascoltando l’intervista mi sono però subito interrogato
sulla fondatezza delle mie aspettative ed ho dovuto rapidamente
disilludermi. Sono rimasto sbalordito davanti al Suo aspetto di bravo
ragazzo mentre si permetteva di esprimere, su tutto e su tutti, giudizi
perentori, privi di sfumature ed esitazioni. Ma quando ho sentito
parlare della Siria e del suo Presidente, ho avuto la sensazione di
udire la medesima voce dei Maestri che hanno tramato perché Lei
giungesse al posto che ricopre, all’unico scopo di condurre in porto il
progetto di distruzione della Siria, che il Suo predecessore è stato
incapace di realizzare. E questo alla prima apparizione in TV! Mi
aspetto fermamente il prossimo disincanto dei Francesi. Per conto mio,
da vecchio conoscitore della Francia e dei Francesi, mi sono sorpreso a
dirmi: che fine dalla scomparsa del Generale De Gaulle!
Signor
Presidente, prima di proseguire vorrei segnalarLe una coincidenza
storica che Lei senza dubbio ignora; in caso contrario avrebbe evitato
di farsi intervistare proprio il 29 maggio! In effetti c’è un altro 29
maggio durante il quale la Francia si è disonorata: si tratta del 1945.
In quel giorno la Francia “mandataria” si è permessa di bombardare il
Parlamento Siriano a Damasco, permettendo poi che i suoi soldati di
colore assassinassero ventinove poliziotti presenti. Lo sapeva?
Signor
Presidente, non è tempo per la Francia e per tutti Voi riflettere una
buona volta su questa ignobile politica che dal 1916 – anno degli
accordi tanto segreti quanto vergognosi, chiamati in seguito “accordi
Sykes-Picot” – asseconda gli ordini del Sionismo, per la distruzione
della Siria e del mondo arabo? Cosa c’era di più chiaroveggente e
nobile, in tutta la Francia dell’epoca, delle perspicaci e chiare
raccomandazioni che il signor Aristide Briand, ministro degli Esteri,
diede al Console Generale a Beirut, il signor Georges Picot, in data 2
novembre 1915, in previsione di tali accordi: “Che la Siria non divenga
un paese strangolato … Ha bisogno di una larga frontiera, che la renda
un’entità autosufficiente”? Di una Siria “autosufficiente”, come era già
stata disegnata nel 1910 in una carta geografica emanata dallo stesso
Ministero degli Affari Esteri, bisogna sapere cosa ne avvenne dopo che
fu amputata a nordovest della Cilicia, a nordest della regione di
Mardine, che è oggi l’attuale Iraq, di Mosul, ad ovest del Libano, a sud
della Giordania e della Palestina, per essere privata nel 1939 di
Antiochia e del Golfo di Alessandretta, offerti in dono alla Turchia!
Signor Presidente, c’è una domanda importante che, come cittadino arabo
della Siria, devo porre a tutti i capi di Stato occidentali: “Perché
avete bisogno di uccidere sistematicamente tutti i popoli arabi e
musulmani?” Lo avete già fatto aizzando, nel decennio 1980-1990, l’Iraq
contro l’Iran; quell’Iraq il cui sfortunato Saddam Houssein era
considerato “grande amico” sia da Donald Rumsfeld che da Jaques Chirac!
Seguì subito dopo l’imboscata del Kuwait, pretesto della guerra contro
l’Iraq, seguita da un blocco di 13 anni che ha causato – secondo i
rapporti degli stessi USA – la morte di 150.000 bambini iracheni! Poi fu
la volta della santa “guerra contro il terrorismo” in Afghanistan …
Immediatamente seguita da una nuova guerra contro l’Iraq. Quanto
all’immortale epopea della NATO in Libia, condotta dal generale-filosofo
Bernard Henri Lévy, venne a rinnovare tali orrori, sotto il pretesto
della difesa dei diritti umani. Ed ecco che da quindici mesi tutto
l’occidente si accanisce contro la Siria, dimenticando una infinità di
gravissimi problemi, a cominciare del conflitto arabo-israeliano, che
minacciano realmente la sopravvivenza dell’umanità!
Voi
praticate tutte queste tragiche politiche occidentali senza vergogna e
rimorso, con la copertura di qualsivoglia falsità, doppiezza, viltà e
travisamento delle Leggi e delle Convenzioni Internazionali. Voi avete
piegato ai vostri voleri queste Istituzioni Internazionali – quali le
Nazioni Unite, Il Consiglio di Sicurezza ed il Consiglio dei Diritti
dell’Uomo – nate soltanto per indirizzare il mondo intero verso la
giustizia e la pace! Si nutre dunque, in Occidente, la stupida speranza
di mettere fine in tal modo all’Islam? I vostri pensatori e ricercatori
non vi hanno fatto capire che in questo modo non fate altro che
incentivare un Islam anomalo, che vi ostinate a finanziare, armare ed
affiancare coi vostri agenti, dappertutto nei paesi arabi ma soprattutto
in Siria? Non vi rendete conto che questo falso Islam si ritorcerà
presto o tardi contro di voi, al cuore delle vostre capitali, città e
campagne? Per tutto ciò lasciate ricordare, a me semplice cittadino
siriano, che questo islam che voi armate ed aizzate contro il Mondo
Arabo in generale e la Siria in particolare non ha nulla a che vedere
col vero Islam, lo stesso che la Siria ha conosciuto dalla conquista
araba, come anche l’Egitto e infine la Spagna. C’è bisogno di ricordare
che gli storici occidentali – tra i quali alcuni storici ebrei – hanno
dovuto riconoscere che l’Islam conquistatore si è rivelato il più
tollerante tra i conquistatori? O non siete piuttosto voi, capi di Stato
occidentali nei loro differenti paesi, colmi d’opulenza e di
“grandezza”, soltanto i vili esecutori dei progetti sionisti, da quei
famigerati “accordi Sykes-Picot”, alla vergognosa “dichiarazione
Balfour”, fino ai nostri giorni, e per molto tempo, si direbbe,
preoccupati di fornire ad Israele tutto il sostegno possibile, palese o
segreto, a tutti i livelli: politico, diplomatico, militare, finanziario
e mediatico? Certo, perché non avete esitazioni nell’assassinare e
distruggere intere nazioni perché il solo Israele possa vivere e
sopravvivere. In questo modo intendete porre rimedio al terribile
complesso di colpa che nutrite nei confronti degli ebrei, dovuto ad un
antisemitismo millenario e prettamente occidentale? Bisogna continuare
anche a prezzo della stessa esistenza di nazioni arabe e mussulmane, tra
le quali gli ebrei hanno sempre condotto una vita quasi normale, fatta
di cordialità e fattiva collaborazione?
Se
le mie domande appaiono esagerate od oltraggiose, mi permetta di
invitarLa a leggere ciò che hanno scritto sull’influenza del Sionismo
negli Stati Uniti uomini come John Kennedy e Jimmy Carter e dei
ricercatori coraggiosi e noti come Paul Findley, Robert Dole, David
Duke, Edward Tivnan, John Meirsheimer, Stephen Walt, Franklin Lamb e
soprattutto Noam Chomsky. Per quanto riguarda l’influenza del Sionismo
in Europa, mi limito alla sola Francia. Dal momento che è Sua la
responsabilità, Le è permesso di dimenticare o ignorare quanto hanno
scritto: Roger Garaudy, Emile Vlajki, Pierre Leconte, Régis Debray e
soprattutto gli ebrei Michel Warshawshy, Stéphane Hessel, Serge Grossvak
ed il Professor André Noushi. Se per assurdo tutti questi nomi non Le
dicessero nulla, mi lasci elencare alcuni nomi così noti nella stessa
Israele che sarebbe disonesto ignorarli ed ignorare ciò che hanno osato
dire da quaranta o cinquant’anni, alcuni molto prima della “creazione”
d’Israele: Martin Buber, Albert Einstein, Yshayahou Leibowitz, Israel
Shahak, Susan Nathan, Tanya Rheinhart. Per finire, mi lasci ricordare un
testo troppo noto per passare inosservato. E’ del mese di febbraio
1982. Da solo, costituisce e condensa l’implacabile diktat sionista,
imposto da due dozzine d’anni a tutta la politica occidentale. Ha fatto
la sua comparsa nella rivista sionista “Kivounim”, pubblicata a
Gerusalemme. Si tratta d’un articolo intitolato “Strategia d’Israele
negli anni ‘80” e porta la firma di Mr. Oded Yinon. Mi basta riportarne
soltanto un paragrafo, recentemente riportato in un libro intitolato
“Quando la Siria si sveglierà …”, stampato a Parigi nel 2011
dall’editore Perrin. I suoi autori sono Richard Labévière e Talal El
Atrache. Vi si legge testualmente: “La spartizione del Libano in cinque
province prefigura la sorte che attende l’intero mondo arabo, ivi
compresi l’Egitto, la Siria, L’Iraq e tutta la penisola Araba. In Libano
è un fatto compiuto. La disintegrazione della Siria e dell’Iraq in
province etnicamente o religiosamente omogenee, come in Libano, è
obiettivo prioritario per Israele, a lungo termine, sul suo fronte est; a
corto termine, l’obiettivo è la dissoluzione militare di questi Stati.
La Siria andrà divisa in più Stati, secondo le comunanze etniche, per
cui la costa diverrà uno Stato scita, la regione d’Aleppo uno Stato
sunnita, a Damasco un altro Stato sunnita ostile ai suoi vicini del
nord, che forse si estenderà sul nostro Golan ed in ogni caso
nell’Houran e nella Giordania del nord. Questo Stato garantirà la pace e
la sicurezza nella regione, a lungo termine; si tratta di un obiettivo
attualmente alla nostra portata.”
Signor
Presidente, per finire mi lasci pregarLa di cercare di rendersi
personalmente conto di quanto qui esposto e delle responsabilità che si
assume prima che sia troppo tardi. Un amico, prete francese, esperto
conoscitore della Siria, Padre Jean-Paul Devedeux, ha intenzione di
scriverLe oggi stesso. La sua lettera è un invito pressante che Le
rivolge per una migliore conoscenza degli arabi in generale e della
Siria in particolare. La posta in gioco è alta. Si liberi del “ruolo”
che altri cercano di imporLe, rendendosi libero. La Siria, “seconda
patria di tutti gli uomini civili” - come ha detto un grande saggio,
André Parot – e culla di tutte le civiltà, merita una visita. Non
mancherà di stupirLa e di affascinarLa. Abbia il coraggio di conoscere
da vicino. Tornerà alfiere di un progetto di politica nuova,
chiaroveggente e giusta, fatta di umano equilibrio, che poggia sui
diritti ed i doveri di tutti verso tutti! La vita, la libertà e la
dignità sono per tutti!
Nuovo
Presidente della Francia, Le suggerisco di prendere l’iniziativa. Lei
non potrà essere perdente come in questo momento, e lo sarà ancora di
più domani se si volterà dall’altra parte.
Signor Presidente, riponendo in Lei le mie speranze, La saluto rispettosamente
Pr. Elias Zahlaoui – Chiesa Notre Dame di Damas Koussour - Damasco
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