IRAQ. Aut-Aut americano: I nostri candidati o il caos.


Les États-Unis s’apprêtent à replonger l’Irak dans le chaos
(Gli USA si preparano a gettare ancora una volta l'Iraq nel caos)
di Spencer Delane per Mecanopolis
Traduzione di Giuditta

511 candidati appoggiati dagli Stati Uniti sono stati esclusi dal governo iracheno con le elezioni generali del 7 marzo. 
L'amministrazione americana ha inviato d'urgenza il vicepresidente Joseph Biden a Baghdad per un'ultima trattativa: o cedere alle pressioni americane o ritorno del paese nel caos.

I 511 candidati esclusi sono tutti ex  membri del partito Baath di Saddam Hussein, ora vietato.
Gli Stati Uniti hanno creduto di utilizzare questi sunniti per contrastare l'influenza del primo ministro, Nouri al-Maliki, musulmano sciita, alle cui spalle gli americani vedono la mano di Teheran.
La CIA stava negoziando l'accordo con l'amministrazione irachena da mesi, bypassando gli intermediari dei capi del partito baasista, da ormai sette anni in esilio in Giordania, Siria e Yemen, al fine di raggiungere un accordo.
Gli sforzi delle agenzie d'intelligence degli Stati Uniti non hanno avuto successo, dal momento che la commissione elettorale nazionale ha confermato l'esclusione dei candidati.
Questa posizione, che è stata approvata dall'attuale partito numero uno dell'Assemblea (il partito di Nouri al-Maliki), ha grandemente sconvolto il piano degli Stati Uniti per mantenere il controllo del Paese, condizione indispensabile per il ritiro delle proprie truppe, previsto da qui al prossimo 30 agosto.
Per questa ragione è stato inviato il Vice President Joseph Biden a Baghdad per intervenire.

Tutti gli analisti della scena politica irachena pensano che la pace relativa di oggi si romperà  se la lista dei "divieti" è mantenuta e se la sera del 7 marzo il paese sarà in mano ad una maggioranza assoluta sciita.
Uno di questi, Pierre-Jean Luizard, ricercatore CNRS e specialista in storia contemporanea dell'Islam nel Medio Oriente arabo, pensa anche che "la possibilità di un colpo di stato militare, guidato dalle truppe d'elite attualmente formati all'estero dagli americani, diviene sempre più probabile".
Fino ad allora, vedremo sicuramente riaffiorare l'ombra di Al-Qaeda in Iraq e il suo corteo di sanguinosi attentati e di vittime civili, che non hanno altro scopo che indebolire il governo di al-Maliki prima delle elezioni.

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